Cueva de los cristales Foto del Team La Venta riproduzione vietata.

Ne avevamo parlato già qualche mese fa. Sulle pubblicazioni del National Geographic non si parla degli speleologi italiani. L’articolo qui sotto, grazie alla traduzione di Elisa Orlando, è lo stesso che è girato nei circuiti web sia in inglese che in spagnolo.
Articolo di Stefan Lovgren fonte: http://www.esmas.com/nationalgeographic/noticias/620198.html

“È la “cappella Sistina dei Cristalli”, afferma Juan Manuel García Ruiz. La prima settimana di Aprile, il geologo ed il suo team di ricerca informarono di aver sviscerato il mistero delle monumentali forme che acquisirono i minerali della Cueva de los Cristales, in Messico. Nascosta a 300 metri di profondità nella montagna di Naica, nel deserto di Chihuahua, la caverna è stata scoperta nel 2000 da due minatori che stavano scavando un tunnel.
La grotta contiene alcuni dei cristalli naturali più grandi che siano mai stati scoperti: traslucide travi di gesso puro che arrivano a 11 mt di altezza con un peso di 55 tonnellate. “È una meraviglia della natura”, afferma García Ruiz, dell’Università spagnola di Granata.
Per capire come i cristalli arrivarono a tali dimensioni, García Ruiz ha studiato piccole quantità di un fluido intrappolato nel loro interno. Spiega che la crescita di questi cristalli è dovuta al fatto che erano immersi in acqua ricca di minerali e la cui temperatura si manteneva intorno ai 58°C. A questa temperatura, l’anidrite (solfato di calcio anidro), abbondante nell’acqua, si dissolve e forma gesso, un minerale debole che può acquisire la forma di cristalli nella grotta di Naica. Le scoperte sono state pubblicate nell’edizione di Aprile della rivista Geology.
Il complesso minerario di Naica contiene alcuni dei depositi di argenti, zinco e piombo più grandi al mondo. Nel 1910, i minatori scoprirono un’altra spettacolare grotta anche sotto Naica. La Grotta delle Spade, chiamata così per le sue pareti incrostate di daghe di cristallo, si trova più vicina alla superficie, ad una profondità di quasi 120 mt. Anche se ci sono più cristalli nella grotta superiore, questi sono molto più piccoli, con una media di appena un metro di lunghezza.
La Cueva de los Cristales è una cavità con forma di ferro di cavallo aperto nella roccia calcarea, con circa 10 mt di diametro di larghezza e 30 mt di lunghezza. Il suolo è coperto di blocchi cristallini perfettamente sfaccettati, e le enormi travi di cristallo si proiettano tanto dal suolo come dai blocchi. “Non esiste altro luogo nel pianeta dove il mondo minerale si rivela con simile bellezza”, dichiara García Ruiz.
L’attività vulcanica, iniziata circa 26 milioni di anni fa, dette origine alla montagna di Naica e la riempì di anidrita ad alta temperatura, che è la forma anidra (senz’acqua) del gesso. L’anidrita si mantiene stabile ad una temperatura superiore a 58°C; sotto questa temperatura, la forma stabile è il gesso. Quando il magma si raffreddò al di sotto della montagna e la temperatura scese a meno di 58°C, l’anidrita cominciò a dissolversi e arricchì lentamente l’acqua con molecole di solfato e calcio, le quali si sono depositate nelle caverne, nel corso di milioni di anni, in forma di cristalli enormi di gesso selenite. “Niente limita le dimensioni che può raggiungere un cristallo”, assicura García Ruiz.
Tuttavia, aggiunge, è stato necessario che la temperatura di transizione dall’anidrita al gesso, si sia mantenuta costante durante centomila anni perché si formassero i macrocristalli della Cueva de los Cristales. Per contro, nella grotta superiore, la transizione di temperature avvenne con maggior velocità, determinando la formazione di cristalli più piccoli.
Anche se è molto remota che le stesse probabilità si ripetano in altre parti del pianeta, García Ruiz crede che ci siano altre grotte in Naica che contengano cristalli di dimensioni simili: ”Le grotte che contengono i cristalli più grandi si troveranno in livelli più profondi o con temperature prossime, ma non superiori, ai 58°C”, spiega. Per ora ha raccomandato alla compagnia mineraria che preservi le grotte.
L’unico modo che permette l’accesso alle grotte è l’attività di captazione della compagnia mineraria, per mantenerle libere dall’acqua. García Ruiz afferma che se si interrompe il processo, le grotte si sommergeranno nuovamente e i cristalli torneranno a crescere. Che succederà se si chiuderà la miniera? “Domanda interessante – segnala García Ruiz -. Dovremmo continuare l’evacuazione dell’acqua per preservare la grotta e permettere alle generazioni future di ammirare i cristalli o interrompere ogni attività per ripristinare le condizioni originali, per fare in modo che possano continuare a crescere?””

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