Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications svela la lenta evoluzione tecnologica e culturale degli antichi abitanti della grotta, che hanno dimostrato di non dipendere solo dalle risorse costiere, ma anche di sapersi adattare alle varie risorse presenti dove la grotta si trova.

La grotta di Panga ya Saidi nella Rift Valley del Kenya ha ospitato gli Homo sapiens per ben 78.000 anni, e uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications ha permesso di comprendere meglio l’evoluzione tecnologica e culturale degli antichi abitanti della grotta.

La grotta si trova in un punto unico, dove la prateria e la foresta tropicale costiera si incontrano, permettendo agli occupanti della grotta di sfruttare le risorse di entrambi gli ambienti.

Gli scienziati hanno anche scoperto che la posizione della grotta ha permesso di evitare le fluttuazioni climatiche, e che gli antichi abitanti della grotta si sono adattati alle risorse terrestri dell’entroterra, nell’ecosistema della foresta tropicale e della prateria, dimostrando di non dipendere solo dalle risorse costiere.

Gli artefatti trovati all’interno della grotta dipingono un quadro di una cultura che è cambiata lentamente nel corso del tempo.

Gli scienziati hanno trovato kit di strumenti del Medio Paleolitico risalenti a circa 78.000 anni fa, mentre strati più recenti emersi 67.000 anni fa mostrano un cambiamento nei kit di strumenti, che diventano molto più piccoli, indicando un cambio di tecnologie.

Tuttavia, strati successivi risalenti a 60.000-50.000 anni fa rivelano una miscela di tipi di strumenti, che contrasta con l’idea proposta dagli archeologi che il cambiamento avviene durante le “rivoluzioni” tecnologiche in cui una nuova tecnologia viene adottata rapidamente e ampiamente.

La scoperta della grotta di Panga ya Saidi sta cambiando la percezione degli scienziati sull’evoluzione umana, dimostrando che gli antichi esseri umani erano adattabili e in grado di sopravvivere anche in habitat interni, e non solo seguivano le risorse costiere.

La grotta di Panga ya Saidi è stata abbandonata solo nel passato relativamente recente, ma continua ad essere utilizzata dai locali per cerimonie religiose e sepolture.

Lo studio condotto sulla grotta dimostra l’importanza di preservare i siti archeologici per capire meglio la storia dell’umanità e la sua evoluzione culturale e tecnologica nel corso dei millenni.

Fonte e articolo originale: Smithsonian Magazine https://www.smithsonianmag.com/smart-news/people-lived-cave-78000-years-180969051/