Grotte Chauvet
Le pitture della grotta Chauvet. Per gentile concessione del Trento Film Festival.

TRENTO. Il Trento Film Festival è uno dei più attesi appuntamenti per gli amanti della montagna. Qui la speleologia ha sempre avuto un ruolo minore, tranne quando vi è approdata in grande stile. Quest’anno è stata raccontata da una firma speciale: Werner Herzog.

Il Trento Film Festival si tiene annualmente nel mese di maggio, e per circa dieci giorni ospita alpinisti, scrittori, cineasti e critici. Il tema è la montagna in tutte le sue forme, ma generalmente la speleologia è piuttosto trascurata, incasellata com’è nello stereotipo di sorella minore dell’alpinismo. Tuttavia anche le grotte, quando vi sono approdate in grande stile, hanno avuto riconoscimenti importanti, come nel 1995, quando un film di Tullio Bernabei (Rio la Venta: un canyon tra due oceani) vinse la Genziana d’Argento, o nel 2006, quando ad essere premiato fu L’abisso, di Francesco Sauro e Alessandro Anderloni.

La 59° edizione del festival si è tenuta dal 28 aprile all’8 maggio 2011. Tra i molti ospiti illustri spiccava il nome di Werner Herzog, il documentarista tedesco che ha firmato capolavori indiscussi come Fitzcarraldo (1982) e Cobra Verde (1987). Per la prima volta Herzog parla di grotte e speleologia, e per farlo sceglie un’ambientazione eccezionale: la Grotta Chauvet, che si apre presso il Vallon Pont-d’Arc in Ardèche (Francia). La particolarità di questa grotta sta nel fatto che un crollo ne ha occluso quello che oltre 30.000 anni fa era l’ingresso principale, sigillando al suo interno le più antiche pitture conosciute. Sono in gran parte figure di animali, in qualche caso umane, dallo stile incredibilmente moderno: trasmettono un senso di movimento che prima della scoperta era sconosciuto nella pittura preistorica. La grotta porta il nome di uno degli scopritori, lo speleologo francese Jean-Marie Chauvet, che l’ha trovata nel 1994. Le incredibili pitture di questa grotta hanno rivoluzionato la rappresentazione del figurativo nella storia dell’arte, che di conseguenza ha fatto un balzo indietro di molte migliaia di anni.

Cave of forgotten dreams, a Trento in anteprima italiana, conferma la fama di Herzog, maestro visionario e originalissimo. Guardando il film l’emozione prende il sopravvento: gli antichi autori delle pitture all’interno della grotta sono riusciti a rendere in modo incredibile il movimento degli animali; si potrebbe dire che la “cavernografia” non solo è alla base della pittura, ma precorre il cinema. Di molte migliaia di anni.

Con questo film Herzog si cimenta tra l’altro nella tecnologia 3D e ce ne fa finalmente apprezzare l’utilità. Indossati i famosi occhialini, lo spettatore parte da una vigneto dell’Ardèche e si alza a volo d’uccello sul canyon, raggiunge una cengia calcarea e si addentra in un luogo inaccessibile. Ed è un bel viaggio, accompagnato dalla calda voce narrante dello stesso regista, che col suo familiare accento tedesco racconta la scoperta, l’esplorazione, lo studio e la tutela del tesoro di Chauvet. Ci sono interviste a ricercatori e archeologi, ma anche a speleologi. Spassosa la scena in cui si vede un anziano signore aggirarsi per un bosco e annusare le fenditure della roccia. Per professione, il tale inventa profumi (siamo pur sempre in Francia), ma per diletto cerca grotte. E ha pensato bene di cercarle fiutandole.

A causa delle restrizioni di accesso alla grotta, il film è stato girato in solo una settimana, utilizzando esclusivamente attrezzature leggere. Tuttavia alcune scene sotterranee, realizzate nello stile asciutto di Herzog, sono bellissime. Il testo ha qualche calo di originalità quando tocca temi più propriamente speleologici (il buio, il silenzio, lo stillicidio, le concrezioni), ma in generale è gradevole, dotto e al tempo stesso ironico. Contiene la giusta dose di informazioni: tante da appassionare e incuriosire, non tante da annoiare nonostante la lunghezza. In sintesi: un film da vedere, soprattutto per speleologi appassionati di cinema.

Natalino Russo

CAVE OF FORGOTTEN DREAMS
Regia di Werner Herzog
95′ – Stati Uniti/Francia, 2010

Guarda il trailer / anche in HD

Nota: Al festival è stato proiettato anche il film Mani come badili, di Enzo Procopio e Tono De Vivo, già presentato al raduno di Casola Valsenio lo scorso autunno. Il film è dedicato alla figura di Francesco Dal Cin, noto nell’ambiente speleologico come il Cin. È disponibile in DVD contattando il Gruppo Grotte Treviso.

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