La sepoltura intenzionale dei morti e altre scoperte nella Camera Dinaledi

In un articolo di National Geographic, il ritorno di Lee Berger nella Grotta delle Ossa, nota anche come Camera Dinaledi, dove nel 2013 fu scoperta una nuova specie di parente umano primitivo chiamata Homo naledi.

Nel giugno 2023, Berger torna nella grotta per approfondire la ricerca, superando un passaggio stretto di meno di 20 cm.

La sepoltura intenzionale dei morti da parte di Homo naledi apre nuove prospettive sul comportamento e sulle pratiche rituali delle antiche specie umane, aprendo nuove prospettive per la paleoantropologia.

Il ritorno di Lee Berger nella Grotta delle Ossa – Dinaledi


Inseguendo l’ignoto per svelare i misteri del passato
Un passo avanti nelle origini umane

Di Marina Abisso

Il numero di luglio 2023 di National Geographic (forse uno degli ultimi in formato cartaceo) celebra i 135 anni della rivista trattando il tema dell’esplorazione e della ricerca.

La copertina di Alvarez è emblematica: in sei scatti, ritrae lo speleologo di John Benson nel Fantastic Pit in Georgia.

A parte il dispiacere per la prossima scomparsa dalle edicole di una pubblicazione tanto prestigiosa, testimonianza di un nuovo capitolo del declino della carta stampata, vale la pena di dedicare tempo ai tanti spunti trattati.

Tra gli altri, un articolo eccezionale racconta, con toni appassionati, l’avventurosa esplorazione nel sistema di grotte Rising Star, in Sudafrica, circa 30 miglia a nord-ovest di Johannesburg, culminata con ill ritorno e la discesa del paleoantropologo ed esploratore del National Geographic Lee Berger nella Grotta delle ossa (Camera Dinaledi) per risolvere il mistero delle origini umane di un ominide di nuova scoperta.

Nel 2013, un team di scienziati guidato da Lee Berger effettua scavi durante i quali sono individuati alcuni resti di un ominide del genere Homo nel sistema carsico Rising Star.

I fossili, diversi dai resti di ogni altro Homo che i paleoantropologi abbiano mai esaminato, appartengono ad un “nuovo” parente umano primitivo, che viene chiamato Homo Naledi. “Homo” perché appartiene al genere condiviso da altri umani, “naledi” come “stella” in Sesotho, una lingua parlata nel sud del Sudafrica.

Tra il 2013 e il 2014, vengono recuperati più di 1.200 fossili, principalmente ossa e denti, da uno spazio all’interno di Rising Star non più grande di 900 metri quadri.

Le ricerche e lo studio arrivano a suggerire che i resti trovati a Dinaledi abbiano potuto essere portati nella grotta o lasciati cadere, forse attraverso un passaggio simile a un camino che viene chiamato “the Chute”, “lo Scivolo”.

L’Homo naledi non disperde i resti dei cadaveri, quindi, ma li seppellisce in quella che viene chiamata “Camera Dinaledi”, ovvero la “camera delle stelle”: un’azione intenzionale che stupisce!

Gli archeologi hanno trovato poche prove di sepoltura tra i primi membri della nostra specie.

I casi più antichi, in Israele, risalgono ad un’età compresa tra 120.000 e 90.000 anni fa.

Anche i Neanderthal a volte seppellivano i loro morti, sebbene la migliore prova di questo comportamento provenga da una fase piuttosto avanzata della loro esistenza, meno di 100.000 anni fa.

I limiti dell’età di Homo naledi risalgono a tempi più antichi: tra 335.000 e 241.000 anni fa.

Oltre alla datazione, già di per sé entusiasmante, gli studiosi non riescono a spiegarsi i comportamenti dell’Homo naledi: né come possa essersi mosso negli stretti passaggi sotterranei, né come possa essere arrivato a seppellire i corpi.

La sepoltura è un’attività umana: richiede pianificazione, intenzione condivisa e comprensione del concetto definitivo della morte.

.Homo naledi era Homo, ma con un cervello grande un terzo del nostro, quindi tutt’altro che umano.

Gli scienziati possono accettare l’idea che gli ominidi con un cervello grande come i Neanderthal possano esibire un comportamento complesso, ma è duro ammettere che Homo naledi possa essersi impegnato in qualcosa del genere.

Le indagini del 2018 confermano però quanto supposto: la presenza di una sepoltura nella Grotta delle Ossa, Dinaledi.

All’inizio del 2022, dopo un decennio di studi sui fossili di Homo naledi provenienti da molte aree diverse di Rising Star, tra cui una denominata “Puzzle Box”, la stessa Dinaledi e un’altra camera poco distante, le scansioni di un blocco roccioso rivelano il corpo di un bambino di Homo naledi, raggomitolato in uno spazio più piccolo di un cesto della biancheria, con i resti di altri due o tre individui gettati nella stessa buca o proprio accanto.

Accanto alla mano di uno scheletro, viene trovato un oggetto a forma di mezzaluna più denso delle ossa, forse un possibile strumento di pietra.

Siamo sicuramente di fronte a una specie non umana con un cervello appena più grande di quello di uno scimpanzé che ha seppellito i propri morti.

Nel giugno 2023, Lee Berger non resiste più al richiamo dello Chute: si sottopone a una severa preparazione fisica e a un dimagrimento notevole e intraprende il percorso per raggiungere la camera Dinaledi. La parte più stretta misura appena sette pollici e mezzo (meno di 20 cm).

L’articolo descrive bene le sfide e le emozioni sperimentate durante la discesa che Berger, raggiunto l’obiettivo, subito condivide tramite una videochiamata con la moglie, per poi dedicarsi allo studio.

Ora, finalmente, può dedicarsi di persona alla ricerca, di grande importanza nel campo della paleoantropologia.

Il traguardo, raggiunto con coraggio,aprirà presto nuova luce sul comportamento e sulle pratiche rituali delle antiche specie umane.

Marina Abisso

SpeleoClub Ribaldone

Nell’immagine , il libro Cave of bones – A True Story of Discovery, Adventure, and Human Origins – John Hawks, Lee Berger –Giugno 2023

Fonte: https://www.nationalgeographic.com/magazine/issue/july-2023