La spedizione Lengarices 2023 si è conclusa con successo dopo due settimane di intense esplorazioni tra Grecia ed Albania. Esplorato e rilevato in totale oltre 9.5 chilometri di grotte in meno di venti giorni sul campo.

L’obiettivo principale era quello di continuare le esplorazioni in alcune aree già individuate in precedenti survey, per verificare la presenza di grotte ipogeniche sulfuree (SAS).

La spedizione ha portato alla scoperta di nuove diramazioni in due grotte nella valle del fiume Sarandoporos in Grecia, per un totale di circa un chilometro di nuovi rami esplorati. Entrambe le grotte sono sistemi sulfurei attivi, dove è stata raggiunta la tavola d’acqua sulfidrica, sia sotto forma di feeders attivi, che di sifoni profondi.

In Albania, la spedizione ha individuato un importante ingresso soffiante con temperature e volumi del flusso d’aria decisamente interessanti, di cui avevano esplorato circa 500 metri.

Dopo l’ulteriore esplorazione di un pozzo di circa 20 metri, la spedizione ha scoperto un incredibile reticolo di gallerie di grandi e grandissime dimensioni, caratterizzato da una forte circolazione d’aria che trova il suo ‘ingresso alto’ proprio nel “Soffio del Drago”, il primo ingresso scoperto.

La struttura che emerge dopo le esplorazioni è quella di una ‘matrice’ su quattro livelli che copre poco meno di mezzo chilometro quadrato estendendosi ben sotto le fasce impermeabili di flysch che ricoprono l’anticlinale calcareo.

L’alimentazione e la genesi appare quindi quasi totalmente ipogenica e le acque interne non sembrano presentare miscelazioni ne risentire delle precipitazioni esterne con parametri che sembrano risultare costanti nel tempo.

Il sistema attualmente esplorato presenta uno sviluppo totale rilevato di circa 6.3 chilometri, a cui si devo inoltre aggiungere dal punto di vista strutturale circa mezzo chilometro esplorato e rilevato nella Grotta dei Colombi che costituisce di fatto un quarto ingresso ‘basso’ del sistema.

Tutto il sistema sembra fare capo solo ad una delle 10 polle presenti nella gola.

La complessità atmosferica ipogea, genera vistosissimi effetti di condensazione con vere e proprio nebbie e nuvole chiaramente visibili nella fascia del termoclino dove le due masse si incontrano.

Anche le morfologie delle pareti mostrano chiaramente questo importante fenomeno, con fasce alte vistosamente colonizzate da matrici batteriche e zone basse caratterizzate da concrezioni.

La spedizione ha esplorato e rilevato in totale oltre 9.5 chilometri di grotte in meno di venti giorni sul campo.

Alla spedizione hanno partecipato speleologi da tutta Italia e non solo, con l’obiettivo di tracciare una mappa meteo-climatica dei sistemi e documentare al meglio dal punto di vista video-foto sperimentando anche un pauroso volo in drone nella grande galleria attiva.

Bibliografia alla mano, sembra che il sistema della Lengarices si ponga attualmente tra i sistemi ipogenici sulfurei attivi con il maggiore sviluppo al mondo finora conosciuti, secondo solo al sistema di Frasassi-Fiume Vento.

Di seguito, il post completo di Andrea Benassi inviato ieri sulla mailing list speleoit:

Lengarices 2023 – Inseguendo il Respiro del Drago

Con il rientro ieri ad Ancona degli ultimi quattro partecipanti, si è conclusa la spedizione Lengarices 2023.

La spedizione, partita il 19 aprile, aveva come obiettivo proseguire le esplorazioni in alcune aree tra Grecia ed Albania.

Tra dicembre e gennaio, nelle stesse zone avevamo realizzato una survey per verificare la presenza in queste zone di grotte ipogeniche sulfuree (SAS) iniziando l’esplorazione di tre nuove ed interessanti grotte ipogeniche: due nella valle del fiume Sarandoporos in Grecia e una nella valle della Lengarices in Albania. (Esplorazioni presentate a Narni all’incontro di Scintilena in febrraio).

Nell’area greca, tre giorni di esplorazioni hanno portato alla scoperta di nuove diramazioni in entrambe le grotte, per un totale di circa un chilometro di nuovi rami.

Le due grotte (Grotta della Rondinella e Sistema di Pixaria) hanno ora uno sviluppo rispettivamente di circa un chilometro ciascuna.

Entrambe sono sistemi sulfurei attivi, dove è stata raggiunta la tavola d’acqua sulfidrica, sia sotto forma di feeders attivi, che di sifoni profondi.

Le due sorgenti coinvolte presentano una temperatura di circa 30.2° di conseguenza anche le grotte risentono della forte anomalia termica capace di creare forti circolazioni d’aria con temperature che raggiungono i 28°.

Circolazioni d’aria complesse capaci di generare zone di intensa condensazione.

Il 24 aprile la spedizione si è quindi spostata in Albania nella gola della Lengarices.

Qui tre mesi fa, avevamo identificato un importante ingresso soffiante con temperature e volumi del flusso d’aria decisamente interessanti (26° >5 metri cubi al secondo) di cui avevamo esplorato circa 500 metri (Il Soffio del Drago) fermandoci su grandi ambienti e pozzi ad una profondità di circa -80 dall’ingresso.

Anche qui la natura SAS del fenomeno era ben evidente sia dalle morfologie interne che dalla presenza di ben 10 polle sulfuree nella gola.

Appena sotto il precedente limite esplorativo, un ulteriore pozzo di circa 20 metri ci ha portato sull’attuale livello del fiume in un incredibile reticolo di gallerie di grandi e grandissime dimensioni. Una struttura a maze-cave tipica dei sistemi sulfurei ma con dimensioni imponenti.

Questo livello attivo raggiunge in più punti la falda sulfidrica sotto forma di grandi feeders e laghi e in una zona da l’accesso ad un vero e proprio fiume sulfureo con una portata di circa 50 l/s che scorre in una enorme galleria fino a creare un lunghissimo lago. Tutto il livello attivo è caratterizzato da una fortissima circolazione d’aria che trova il suo ‘ingresso alto’ proprio nel “Soffio del Drago” il primo ingresso scoperto.

La temperatura dell’acqua è di 30.4° mentre la temperatura dell’aria varia enormemente nelle diverse zone oscillando da 20.1° a 29° a seconda della vicinanza dei flussi entranti di aria esterna ‘fredda’.

Le grandi sale si presentano tutte con una atmosfera chiaramente stratificata con grandi cupole di aria calda che sovrasta spesso sacche di aria fredda.

In pratica si sperimentano in continuazione escursione termiche anche di oltre 10°.

Una condizione veramente surreale dove si passa in pochi metri da bollire cotti al vapore ad avere freddo e dove fino ad oggi l’unico abbigliamento per non rischiare il colpo di calore dopo dodici ore di sauna è quello tipico delle grotte tropicali calde: maglietta a maniche corte e pantaloni leggeri!

I multigas che giravano sempre con noi non ci hanno invece segnalato nessun problema dal punto di vista degli accumuli di gas tossici o livelli di ossigeno. Proprio la fortissima circolazione d’aria rende infatti abbastanza sicuri tutti gli ambienti esplorati e le maschere abek per questa volta non sono servite!

Unica eccezione un anomalo livello di monossido di carbonio fino a 20 ppm in una specifica zona caratterizzata da forti accumuli di guano umido.

Queste condizioni sono però da prendere con le molle perché sicuramente molto variabili in funzione della stagione e dei flussi d’aria.

La complessità atmosferica ipogea, genera vistosissimi effetti di condensazione con vere e proprio nebbie e nuvole chiaramente visibili nella fascia del termoclino dove le due masse si incontrano.

Anche le morfologie delle pareti mostrano chiaramente questo importante fenomeno, con fasce alte vistosamente colonizzate da matrici batteriche e zone basse caratterizzate da concrezioni.

In tutto questo ovviamente i grandi laghi fungono da ‘motori’ termici del sistema.

I processi di corrosione sia da degassamento di h2s che da condensazione e corrosione si manifestano ovunque in tutta la loro potenza.

Tutto questo livello presenta depositi veramente notevoli sia di gesso che di zolfo.

Sopra questo livello attivo, il sistema presenta almeno altri 3 piani di gallerie che portano ad ulteriori due ingressi che funzionano da ‘bocche’ aspiranti ed immettono nel sistema l’aria esterna ‘fredda’.

La struttura che emerge dopo due settimane di intense esplorazioni è quella di una ‘matrice’ su quattro livelli che copre poco meno di mezzo chilometro quadrato estendendosi ben sotto le fasce impermeabili di flysch che ricoprono l’anticlinale calcareo.

L’alimentazione e la genesi appare quindi quasi totalmente ipogenica e le acque interne non sembrano presentare miscelazioni ne risentire delle precipitazioni esterne con parametri che sembrano risultare costanti nel tempo (TDS 1910, ph. 6.85).

Il sistema attualmente esplorato presenta uno sviluppo totale rilevato di circa 6.3 chilometri (stiamo finendo di montare i rilievi!) a cui si aggiungono alcune centinaia di metri non rilevati.

A questo si devo inoltre aggiungere dal punto di vista strutturale circa mezzo chilometro esplorato e rilevato nella Grotta dei Colombi che costituisce di fatto un quarto ingresso ‘basso’ del sistema e che si presenta (rilievi alla mano) separato dal sistema solo da pochissimi metri di frana e che contiamo la prossima volta di riuscire a collegare seguendo la forte corrente d’aria sui due lati e che porterebbe il tutto verso i 7 chilometri, ovviamente con tutta una serie di prosecuzioni lasciate in sospeso!

Tutto il sistema sembra per ora fare capo solo ad una delle 10 polle presenti nella gola.

Il rilievo, la portata, la temperatura ecc. confermano questa ipotesi. La vicinanza però di altre due grandi polle simili per caratteri e con portate altrettanto importanti, ci fa sperare di poterci ulteriormente spostare all’interno della gola.

Anche sull’altro lato della gola abbiamo verificato la presenza di importanti livelli di gallerie esplorate per oltre 1.5 chilometri per ora in ambienti non attivi. Tantissimi gli ingressi in parete ancora non raggiunti per mancanza di tempo.

In totale la spedizione in meno di venti giorni sul campo ha esplorato e rilevato in totale oltre 9.5 chilometri di grotte!

Una corsa forsennata con ritmi da speleologia tropicale che ha costretto i rilevatori a fare gli straordinari anche il Primo Maggio!

Per iniziare a tracciare una mappa meteo-climatica dei sistemi, ai vari rilievi sono state affiancate continue misure di temperatura e di flusso e ovviamente si è cercato di documentare al meglio dal punto di vista video-foto sperimentando anche un pauroso volo in drone nella grande galleria attiva!

A questo punto bibliografia alla mano sembra che il sistema della Lengarices si ponga attualmente tra i sistemi ipogenici sulfurei attivi con il maggiore sviluppo al mondo, secondo solo al sistema di Frasassi-Fiume Vento. Ovviamente viste le potenzialità esplorative e di ricerca è già in programma una nuova spedizione.

Che dire.. sicuramente abbiamo avuto una discreta fortuna ad indovinare al primo colpo questo posto veramente pazzesco, però sicuramente possiamo dire che questi chilometri ce li siamo proprio sudati! 

Ovviamente il tormentone ora è: “Mai più senza Sulfureo!”

Alla spedizione hanno partecipato speleologi da tutta Italia e non solo: Alessando e Furio dal Piemonte; Alessandro, Giulio, Andrea, Giulia, Lorenzo e Andrea, Nicola e Iacopino dalla Toscana; Hena e Daniele dalle Marche; Roberto dall’Umbria, Andrea dall’Emilia Romagna, Pino dalla Puglia; Christophe ed Éric dalla Francia.

Andrea Benassi

Andrea Benassi Phd