di Marzio Lazzarini e Nadia Bocchi

Sono passati sei mesi dalla prima esplorazione di Luca Pedrali alla “Madunina” e finalmente, dopo tanta pioggia, il livello dell’acqua si è abbassato tanto da far sperare di poter continuare. L’obiettivo di questa seconda ricognizione è di tentare l’immersione nel secondo sifone, fare delle riprese video ma soprattutto la topografia, per valutare se esiste una connessione con la sorgente Tufere oppure si tratta di un altro sistema. Luca sarà affiancato da altri due speleosubacquei, Nadia Bocchi e Davide Corengia, con i quali ha già condiviso diverse esplorazioni.
Raggiungiamo la località Terzana in compagnia di alcuni membri dell’A.S.B. ( Andrea Poli, Franco Gozio, Marzio Lazzarini, Sergio Campana e Vania Rossi) dove ci aspetta, alla guida del suo trattorino, Sergio Signorini coi figli Diego e Matteo. Questo ci permette di salire leggeri lungo la mulattiera e di caricare i sacchi sulla schiena solo all’imbocco del sentiero. Nelle ultime due settimane i ragazzi dell’A.S.B. si sono prodigati a liberare l’ingresso della grotta da alcuni massi così da facilitare il trasporto del materiale fino alla saletta antistante il sifone.
Montata l’attrezzatura entra Nadia per prima seguita dopo alcuni minuti da Davide ed infine da Luca. Il sifone scende subito verticale fino ad una profondità massima di 3,5 metri; sul fondo c’è un collo d’oca ed il passaggio è talmente stretto che, nonostante le bombole siano posizionate sui fianchi (configurazione “sidemount”) e non sul dorso, la schiena striscia sulla roccia e il petto nel fango. In pochi istanti è buio completo e, mentre con una mano si tiene il filo con l’altra si cerca il passaggio per uscire. Una volta fuori dall’acqua “affondiamo” letteralmente nel fango per quasi un metro. Probabilmente le piene delle settimane precedenti hanno portato una grande quantità di sedimento che sta formando una sorta di tappo nel sifone.
Questo tipo d’immersione, benché sia a profondità ridotte, non permette alcun margine di errore in quanto la visibilità è sempre nulla e il passaggio troppo stretto per riuscire a compiere qualunque manovra di soccorso in caso di problemi.
Dopo aver smontato l’attrezzatura la sistemiamo nei sacchi per proteggerla da eventuali urti durante il trasporto, risaliamo la cascata appena dopo il sifone e proseguiamo.
Raggiungiamo un secondo sifone semiallagato, togliamo il casco, galleggiamo a pelo d’acqua per avere un minimo di spazio sufficiente a respirare e con i sacchi attaccati ai piedi lo superiamo continuando a strisciare fino a quando il soffitto si alza. Dopo aver percorso circa 160 metri arriviamo al secondo sifone dove Luca si immerge. Percorre 30 metri superando due strettoie ad una massima profondità di 10 metri e, prima che la visibilità si azzeri a causa del fango staccatosi dalle pareti, riesce ad intravedere una galleria laterale oltre una terza strettoia; decide però di non superarla perché dal soffitto continua a cadere materiale e in un attimo l’acqua è marrone. Al rientro ci dedichiamo alla topografia del ramo principale esplorando, seppur solo una ventina metri, un ramo laterale attivo che decidiamo di non percorrere ulteriormente per non sforare troppo i tempi accordati con i ragazzi aldilà del sifone.
Dopo circa quattro ore siamo tutti fuori e ancor prima di togliere l’attrezzatura stiamo già facendo progetti con i ragazzi dell’A.S.B. per la prossima esplorazione.
La prima considerazione di Luca è stata la possibilità di aggirare il sifone, ipotesi confermata la sera successiva dal nostro socio Andrea Poli. Una volta inserito i dati nel computer, utilizzando il programma Csurvey, ci siamo resi conto che la prosecuzione aerea della grotta è davvero vicina; infatti in corrispondenza del sifone la roccia è a strati sottili separati da argilla e fango compatti. Battendo con un martello sulla parete si sente un rumore sordo, di vuoto, segno inequivocabile della presenza di un altro ambiente. Nel rilievo si vede chiaramente che a meno 3,5 metri c’è un camino che sale in verticale, raggiunto questo, la prosecuzione della grotta sarà alla nostra portata. Inoltre bypassando il primo sifone sarà possibile trasportare le bombole di maggior capacità per esplorare il secondo sifone allagato in totale sicurezza.
La grotta in questione si trova sul versante sinistro idrografico sopra il Comune di Pisogne?a 635 Mt. s.l.m. in località “Gasso Alto”.?La conformazione rocciosa della zona e anche della grotta comprende prevalentemente calcare di Angolo. Il ramo principale è in direzione della malga Aguina situata a 1180 Mt. s.l.m. seguendo la linea dorsale discendente del monte Guglielmo; mentre il ramo secondario va in direzione della sorgente Tufere (anche questa in corso di esplorazione dagli stessi speleosub) posta, con i dati attuali, 100 metri più sotto.
A questo punto il complesso si dimostra molto interessante ed esteso in più direzioni.

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