Squadre provenienti da diverse regioni italiane si uniscono per un’operazione congiunta nella grotta del Laresot, recentemente esplorata fino a -1000 metri di profondità.

Dal 25 al 27 agosto 2023, l’Abisso del Laresot è stato il palcoscenico di una massiccia esercitazione del CNSAS Corpo Nazionale Soccorso Apino e Speleologico, organizzata dalla Delegazione Speleologica del Trentino in collaborazione con le Delegazioni del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, delle Marche e la Stazione Alto Adige. L’evento ha coinvolto oltre 60 tecnici.

Questo abisso, recentemente scoperto e appena entrato a far parte dell’esclusivo club delle grotte italiane che superano i 1.000 metri di profondità, presenta le tipiche caratteristiche delle grotte alpine.

La sua prima sezione è caratterizzata da stretti pozzi e depositi di ghiaccio, mentre successivamente si aprono ampi pozzi e meandri.

Situato a un’altitudine di 2.360 metri sulle Dolomiti di Brenta, l’Abisso del Laresot rappresenta una delle sfide più complesse per i soccorritori, con una temperatura interna di circa 4°C.

L’ingresso dell’Abisso del Laresot

L’esercitazione prevedeva il recupero di una persona infortunata nella parte più profonda della grotta, situata a 740 metri di profondità, alla base di un grande pozzo di 200 metri.

Comunicato ufficiale CNSAS

Tra venerdì 25 e domenica 27 agosto l’abisso del Laresot è stato teatro di una maxi esercitazione organizzata dalla Delegazione speleologica del Trentino – in collaborazione con la Delegazione del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, delle Marche e della Stazione Alto Adige – che ha visto la partecipazione di oltre 60 tecnici speleologi del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.

Da poco entrato a far parte della ristretta cerchia delle grotte che in Italia raggiungono i 1.000 metri di profondità grazie alle recenti esplorazioni, l’Abisso del Laresot presenta le tipiche caratteristiche delle grotte alpine, con pozzi stretti e depositi di ghiaccio nella prima parte, alternati a grandi pozzi e meandri.

L’ingresso posto a 2.360 metri di quota sulle Dolomiti di Brenta e la temperatura interna di circa 4°C. lo rendono uno degli scenari di intervento più complessi per i soccorritori.

L’esercitazione prevedeva il recupero di una persona infortunata al fondo vecchio della grotta posto a 740 metri di profondità, alla base di un grande pozzo di 200 metri.

Per due giorni e una notte, diverse squadre si sono alternate dentro la grotta.

Così come succede nei reali interventi ipogei, per prima cosa è stato verificato e ripristinato il doppino telefonico per consentire una comunicazione diretta e costante tra le squadre impegnate in profondità e la direzione operazioni posta ad ingresso grotta.

Dopodiché è entrata in grotta la prima squadra composta da 6 tecnici, elitrasportati insieme al materiale tecnico, dal campo base collocato a Malga Prati di Sotto in Val D’Ambiez fino ad ingresso grotta, ed in circa 5 ore di progressione ha raggiunto il luogo dell’incidente.

Una volta imbarellato l’infortunato, sono cominciate le operazioni di recupero della barella: prima con una serie di contrappesi che ha permesso di superare il tratto verticale di 200 metri del primo pozzo; poi progredendo nei tratti sub-orizzontali e nei meandri utilizzando le tecniche avanzate di movimentazione della barella.

Un totale di tre squadre di soccorritori si sono date il turno per portare la barella verso la superficie, trascorrendo in grotta anche 15 ore continuative.

Le operazioni si sono concluse attorno alle ore 22.30 di sabato notte, in anticipo rispetto al programma iniziale a causa delle pessime condizioni meteo previste per la notte tra sabato e domenica che avrebbero compromesso la sicurezza dei tecnici impegnati in grotta.

L’evento è stato il primo di questa portata dalla costituzione della XVI Delegazione Speleologica del Trentino ed è stato molto importante sia per testare l’operatività dei tecnici in uno scenario così complesso e ambizioso ma soprattutto per riprendere le attività congiunte tra Delegazioni e Stazioni delle diverse regioni e provincie, chiamate spesso a lavorare insieme per la complessità che caratterizza gli interventi di soccorso in grotta.

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