Luca Pedrali emerge
Si è conclusa ieri l’avventura delle esplorazioni speleosubaquee, condotte dal bresciano Luca Pedrali, già conosciuto nell’area dei monti Alburni per esser stato il primo speleosub ad aver superato un sifone carsico presso la grava del Serrone.
Le attività, condotte da un gruppo formato da una quindicina di speleologi provenienti da diverse parti d’Italia, sono iniziate il 25 Aprile con un’ uscita ludica nella forra del Sammaro.
Al termine della forra si trova una risorgenza che è stata oggetto delle prime attenzioni di Luca.
Infatti, dopo aver recuperato l’attrezzatura necessaria dalle macchine a valle, Luca si è immerso cercando di trovare una via attraverso il passaggio da cui proviene l’acqua.
Dopo una prima ricognizione ha individuato una piccola condotta forzata che, per effetto venturi, presenta un forte aumento della velocità dell’acqua.
Nonostante abbia più volte cercato di spingersi contro il potente flusso, anche aiutandosi con degli appigli rocciosi, è stato ripetutamente respinto come ben dimostrato dai video realizzati.
La notevole portata d’acqua ha reso difficoltosa anche l’uscita dalla stessa.
Il giorno successivo, preparata l’attrezzatura, il gruppo si è diretto verso la grotta del Falco (cp 448), con l’obbiettivo di cercare un passaggio oltre il lago presente alla profondità di circa 120 m.
Le ultime esplorazioni, effettuate tra l’88 e il 93 (come da atti del secondo congresso regionale “Campania speleologica 2010”), si erano concluse con un nulla di fatto.
Dopo avere raggiunto il lago con tutti i materiali necessari all’immersione Luca, alle 14.50, è entrato nelle acque gelide e torbide sparendo velocemente alla vista degli altri componenti del gruppo.
Trascorsa la prima mezzora senza averlo visto riemergere due sentimenti si sono diffusi: la gioia del superamento e la preoccupazione per un eventuale problema.
Infatti l’autonomia delle bombole non gli avrebbe permesso un immersione così prolungata pertanto solo questi due scenari erano possibili.
Alle 16.00 circa le sue luci hanno dissipato ogni dubbio e la gioia è esplosa in urla e applausi.
Quietatesi le acclamazioni Luca ha raccontato la sua avventura oltre il lago che ora si sa essere un sifone: “primo sifone massima profondità 7,2 m 50 metri di lunghezza, uscita in laminatoio stretto poi galleria semi allagata per 50 m e secondo sifone con massima profondità 7 m lunghezza 30 m, temperatura dell’acqua 7°C, uscita in grandi gallerie che le luci non riescono a illuminare pienamente (scurion 1500 lumen) che percorro per oltre mezzo chilometro, dopo di che ritorno nonostante la galleria prosegua con la stessa morfologia.”
I nomi dati ai due sifoni superati sono:
primo Sifone delle Blanche secondo Sifone del Tito.
Il terzo giorno ci ha visto impegnati nella grava del Serrone (cp 429) con obbiettivo il raggiungimento del sifone Raganella situato a 261 m di profondità, dove Luca avrebbe dovuto riprendere l’esplorazione interrotta dopo la prima immersione dello scorso anno.
La discesa però non è stata possibile a causa dell’eccessiva portata d’acqua del torrente che ci ha imposto di risalire dalla profondità di circa 80 m.
Le esplorazioni comunque sono solo rimandate.
Un ringraziamento particolare al Gruppo Speleo Alpinistico Vallo di Diano con la collaborazione Gruppo Archeologico Speleologico Pugliese, Gruppo Grotte Rovereto, Gruppo Speleologico Montorfano, Gruppo Speleologico Marchigiano, Gruppo Speleologico Martinese, Gruppo Esplorazione Speleologica Pescara.
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