Sotto il Faedo-Casaron: un viaggio nel tempo e nella natura

Domenica 3 marzo 2024 il Gruppo Speleologi Malo organizza un’escursione guidata alla scoperta dell’Altopiano del Faedo-Casaron, un luogo ricco di fascino e di storia, con un’attenzione particolare al suo mondo sotterraneo.

Un viaggio nel tempo e nella natura

L’escursione, denominata “Sottosopra”, si snoderà attraverso boschi e sentieri, conducendo i partecipanti alla scoperta di alcune cavità sub-orizzontali e, per chi lo desidera, anche di grotte verticali.

Un’occasione unica per ammirare da vicino le peculiarità di questo territorio: le doline, i buchi soffianti, gli affioramenti carsici, i fossili marini e le sorgenti.

Un patrimonio da conoscere e proteggere

L’Altopiano del Faedo-Casaron è un importante collettore d’acqua: il 40% delle risorse idriche ad uso potabile in Italia provengono da acquiferi carsici come questo.

L’escursione sarà anche l’occasione per conoscere l’importanza di preservare questo delicato ecosistema, minacciato da inquinamento e sfruttamento turistico incontrollato.

Un’esperienza per tutti

L’escursione, con un livello di difficoltà E, è aperta a tutti, dai più esperti ai neofiti.

La lunghezza del percorso è di circa 15 km, con un dislivello di 500 metri e una durata di circa 6 ore.

Informazioni e prenotazioni

Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il Gruppo Speleologi Malo al numero 340 7660571 (I.S. M. Scapin) o al numero 370 3271611 (I.S. M. Manea), oppure via email all’indirizzo [indirizzo email rimosso].

Un’occasione da non perdere

L’escursione “Sottosopra” è un’occasione imperdibile per immergersi nella bellezza e nella storia dell’Altopiano del Faedo-Casaron e per conoscere da vicino il fascino misterioso del suo mondo sotterraneo.

Il luogo che si chiama il Feo, sul ciuffo dei monti, qua sopra Monte di Malo, non ci pareva facesse parte del mondo: era un assurdo pregiudizio, ma secondo noi ci abitava una schiatta primitiva di uomini, con le loro capre, le donne, i bambini e le galline. C’era inoltre un prete, una scoletta, un’osteria, e una volta all’anno la sagra.

L. Meneghello in “Libera nos a malo”

Una storia di più 30 milioni di anni

Era proprio un assurdo pregiudizio perché l’altopiano di Faedo era una parte importante del mondo.

Confinato a nord da Contrà Cima, a sud da Priabona a est da Monte di Malo e a ovest da Cornedo e Valdagno, l’altopiano, carsico, poggia su una piattaforma carbonatica che, in circa 30 milioni di anni, ha generato la formazione di molte grotte, ha ospitato popolazioni e molte specie animali e vegetali.

Gli insediamenti più antichi nell’altopiano si collocano ne Neolitico. Forse anche Reti, Celti, Veneti ed Euganei risalirono lungo il corso dei fiumi o attraverso i sentieri che univano i due torrenti dell’Agno e del Leogra, seguendo uno dei rami della cosiddetta Pista dei Veneti e si stabilirono sui colli e in grotte protette da strapiombi rocciosi.

In un primo tempo forse gli insediamenti avevano un carattere provvisorio.

Col passare degli anni, però, alcuni gruppi incominciarono a disboscare qualche porzione di terreno e a coltivarla, costruendo nelle vicinanze le loro capanne e i loro villaggi.

Passeggiando tra i prati e i boschi dell’altopiano vediamo un ambiente che ci sembra immobile e immutabile.

Camminando può capitare di intravedere in mezzo al bosco i resti di un muro a secco o addirittura di una vecchia contrada, inglobati dalla natura.

Le vicende umane, in realtà, contribuiscono al cambiamento della vegetazione che è in continua evoluzione e movimento.

Quel paesaggio che ha accompagnato i nostri antenati fino a una cinquantina di anni fa, si è completamente trasformato, facendo invertire la copertura arborea in formazioni forestali quali: orno, querceti, carpineti, castagneti e rovereti, faggete.

Quest’ultima è la specie dominante alle quote più elevate dell’altopiano.

È il faggio che ha dato origine al nome Faedo, dal latino fagus.

Un importante collettore d’acqua che dobbiamo preservare!

L’altopiano è un gran sistema di raccolta ed emissione di acque: a nord la Grotta della Pisatela costituisce il principale assorbente del Buso della Rana che sfocia poi nel Rio Rana e grottina Marchiori; a sud le acque defluiscono attraverso la grotta della Poscola e l’inghiottitoio dei Cracchi.

Nell’altopiano sono presenti 12 principali sorgenti: Buso dell’acqua, Inghiottitoio dei Crachi, Grotta della Poscola, Sorgente degli Abi, Sorgente Sengio Longo, Sorgente Marchiori, Sorgente S. Lucia, Buso della Rana, Buso della Pisatela, Sorgente Zaini, Sorgente Bassani, Sorgente Menti di Sopra.

II 40% delle risorse idriche ad uso potabile in Italia provengono da acquiferi carsici. Anche buona parte delle acque dell’altopiano Faedo Casaron sono utilizzate dai locali acquedotti.

Negli studi del 2006 l’acqua del Faedo è stata definita di buona qualità di tipo chimico.

È pur vero che questo sistema carsico è caratterizzato da equilibri molto delicati, tipici di un acquifero carsico vulnerabile, le cui acque ipogee, nell’eventualità di una contaminazione esterna, non presentano grandi possibilità di autodepurazione, in considerazione anche delle elevate velocità di deflusso.

Purtroppo di grotte inquinate nell’altopiano ne sono state rilevate almeno 12.

In alcuni casi sono state in parte bonificate come ad esempio la “Spurga Milani” ripulita dagli speleologi del CAI Malo a marzo 2013.

Il riferimento in tutto il mondo per la geologia: il Priaboniano

Due geologi francesi, E. Munier-Chalmas e A. De Lapparent, arrivarono a Priabona per studiarne la geologia.

Ciò che trovarono risultò talmente interessante ai loro occhi che nel 1893 proposero l’istituzione dello stratotipo del Priaboniano, una successione di strati rocciosi presi a riferimento dell’area mediterranea, per indicare l’intervallo di tempo del periodo geologico denominato “Eocene Superiore”.

Nel nostro caso, quindi, lo stratotipo di Priabona corrisponde ad un intervallo di tempo compreso appunto tra 37.8 e 33.9 milioni di anni fa.

Un luogo d’interesse Comunitario

Il Buso della Rana è una delle poche grotte italiane ad essere state inserite nell’elenco dei Siti d’Interesse Comunitario (SIC IT3220008) perché grotta non ancora sfruttata a livello turistico, presenza di entità troglobie (organismi strettamente legati all’ambiente cavernicolo) di notevole interesse.

La vulnerabilità del sito è legata ad escursionismo, prelievo di fauna e flora rara ed endemica, danneggiamento degli aspetti geomorfologici e le minacce possono essere l’inquinamento delle acque, la distruzione totale per cave e l’eccessiva frequentazione spesso dovuta a “valorizzazione” turistica.

Era la grotta più lunga d’Italia ad un solo ingresso

Il Buso della Rana è stata fino ai primi anni 2000 la più lunga grotta d’Italia ad un solo ingresso.

Il sistema delle grotte Rana-Pisatela ha attualmente uno sviluppo oltre i 40 chilometri.

Oggi il G.S.M. Gruppo Speleologico sez. CAI di Malo sta raccogliendo in un libro le ricchezze dell’altopiano Faedo Casaron e le sue quasi 180 grotte .

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