Giambattista Miliani, fabrianese, alpinista e speleologo, il primo ad effettuare spedizioni scientifiche alla Grotta di Monte Cucco, esplorò la Voragine Boccanera e la Grotta della Beata Vergine di Frasassi. Soltanto la scarsa visibilità mediatica e la posizione marginale dell’Appennino umbro marchigiano in cui la speleologia si organizzava tra il XIX e XX secolo, hanno lasciato nell’ombra l’opera di Miliani quale precursore e padre dell’attività speleologica in Italia.

Di corporatura media, parla con flemma, la voce ha un lieve tocco nasale, movimenti pacati, occhi chiari, capelli e baffi tendenzialmente rossi
Giambattista Miliani nasce a Fabriano il 28.06.1856 da Filomena Mazzarigi e da Giuseppe, primo di altri tre figli.
Proveniente da una ricca famiglia di “cartari” di talento, ll giovane Giambattista, amichevolmente detto “Titta”, compie gli studi elementari ed il Ginnasio a Fabriano. Completa gli studi liceali a Roma. A soli venti anni nel 1876 è nominato Cavaliere della Corona del Regno per uno studio sulla vita dei contadini e degli operai marchigiani. Altre attività, che appassioneranno Giambattista Miliani per tutta la vita, sono l’alpinismo, l’esplorazione e la speleologia, di cui è uno dei grandi precursori.
Nel 1863 Giambattista guidò Quintino Sella, fondatore della Società Geologica Italiana e del Club Alpino Italiano in’escursione sull’Appennino Umbro Marchigiano. Molto probabilmente, Giambattista Miliani lo conobbe a Roma dopo il 1870 nella sezione locale del CAI, di cui era attivissimo socio.
Giambattista Miliani pubblica nella Rivista Alpina Italiana” n.10/1882 una minuziosa descrizione della Grotta del monte Ginguno, oggi Grotta della Beata Vergine di Frasassi 1 MA AN, determinandone la lunghezza in m 332 oltre i 50 dell’antro d’ingresso; esplora minuziosamente la Grotta di monte Cucco, ora identificata come 17 U PG, tra il giugno del 1883 e l’aprile del 1892.

E’ la prima esplorazione scientifica della grotta, suo è il primo rilievo topografico, esperienze che infine descrive nella “Rivista mensile CAI”, 25, n.58 (1891). “La caverna, a cui si giunge traversando un assai ripido pendio di rocce … si presenta a guisa di pozzo e scende quasi verticalmente … Per calare nel fondo basta aver un buon canapo da assicurare ad un ceppo d’acera … Passando fra le immense concrezioni calcaree che s’elevano a guisa di monumenti o che, come enormi bassorilievi, si addossano alle pareti … in mezzo ad un caos di colonne spezzate, di massi informi che dominano su pozzi profondi, su larghi avvallamenti sopra i quali si passa per cornici e sporgenze, insenature e ripari … io la visitai la prima volta nel giugno del 1883 essendone affatto ignaro e credendo di avanzare per anditi sconosciuti, fui abbastanza meravigliato di scorgere qua e là sulle pareti, date e nomi chiaramente incisi o scritti col carbone … Mi piacerebbe poter bene sapere chi fosse quell’antico e coraggioso mio predecessore che certo, come me, dovette tornarvi ripetutamente e passarvi lunghe ore.” Sul suo rilievo e seguendo le sue indicazioni proseguiranno gli speleologi perugini negli anni cinquanta – sessanta del novecento fino ad illuminare uno dei più grandi complessi sotterranei allora conosciuti.
Giambattista Miliani prosegue la sua epopea esplorativa, assieme ad altri concittadini (Pietro Stazio, Achille Caracci, Francesco Moscatelli): solitario discende nell’estate 1885 la Voragine Boccanera ( 21 U PG), un tenebroso vuoto in verticale di una settantina di metri ed ancora sul monte Cucco esplora l’Inghiottitoio Fossile (352 U PG).

Foto Mirco Berardi
Foto Mirco Berardi

A Roma novella capitale, il Miliani conobbe, nell’ambiente universitario o alpinistico, il coetaneo senatore Guglielmo Mengarini, e sua moglie, Margherita Traube Mengarini (Berlino 1856-Anzio 1912), appartenente ad una famosa famiglia di scienziati ed intellettuali tedeschi, prima donna a laurearsi in Italia in Scienze Naturali, studiosa di fisiologia, attiva nei movimenti femministi a cavallo tra otto e novecento, illuminata musa di uno dei più esclusivi salotti della Roma di fine secolo.
Il Miliani, affascinato dalla “gentile e coltissima signora”, le intitolò, nell’aprile 1892, la più grande e suggestiva sala delle Grotte di Monte Cucco, ancora oggi conosciuta come “Sala Margherita”: “Infine dirò che nell’aprile del corrente anno 1892, in una giornata tutt’altro che favorevole per una escursione in montagna, ebbi l’onore di far da guida ed accompagnarvi la gentile e coltissima signora Margherita Mengarini, la prima signora che sia discesa ad aggirarsi fra il silenzio e le ombre di questa meravigliosa regione sotterranea. E però in memoria del fatto, ed in suo onore stappando una bottiglia di vino generoso, battezzammo dal suo nome la grande sala centrale che è la più ampia e bella di tutta la caverna.”.
A Fabriano trasforma l’azienda familiare in una moderna industria: la qualità della produzione, le innovazioni tecnologiche, investimenti mirati a consolidare l’attività produttiva ed a garantirsi l’autonomia energetica con la costruzione della centrale elettrica di San Vittore, la conquista dei mercati nazionale ed estero sono indubbiamente merito delle capacità imprenditoriali di Giambattista Miliani.
Nel 1889 è Sindaco di Fabriano.
Nel 1905 Giambattista Miliani entra alla Camera dei Deputati, sarà rieletto continuamente per sei legislature, forte della sua preparazione su problemi agricoli ed industriali, della perfetta conoscenza della zona montana e del suo sottosviluppo, dell’esigenze di un territorio marginale di cui si farà spesso portavoce, pur restando al centro di un blocco conservatore.
Nel 1889 conquista il gran premio all’Esposizione Universale di Parigi e gli viene conferita la Legion d’onore per le migliori filigrane e biglietti di banca
Nel 1915 e pure Giambattista parte volontario, quasi sessantenne, prima con il grado di capitano, poi di maggiore dei Bersaglieri.
La nomina a Ministro dell’Agricoltura nel 1917 lo condurrà a più utili occupazioni.
Finita la guerra si propone con una lista dissidente di “Democrazia Liberale” contro quel blocco d’ordine che comprende già fascisti e nazionalisti: ottiene un plebiscito nelle elezioni del 1921.

Nel 1922 realizza un suo sogno: dotare di una scala d’accesso il profondo pozzo delle Grotte di monte Cucco. il venti agosto 1922, una bella giornata di sole, le cime battute dal vento, s’inaugura la scala in ferro, l’evento ha raccolto sulla montagna folte comitive d’escursionisti, da Fabriano, da Jesi, da Ancona, da Perugia, da Gualdo Tadino, per un convegno che riunisce quasi mille persone.
Voluta dalla Società Escursionisti di Fabriano, di cui il Miliani è presidente onorario, la scala è realizzata col ferro della ditta fabrianese Ferretti ed assemblata nelle officine delle Cartiere, per opera del capo tecnico meccanico Edoardo Orio, ha provveduto all’istallazione Carlo Canavari, fabrianese della SEF, con due aiutanti, in una settimana.
La scala resterà al suo posto fino ai primi anni duemila e contribuirà enormemente ai risultati esplorativi successivamente ottenuti in questa grotta ed alla formazione di generazioni di speleologi del Centro Italia.

Ormai incalza la montante marea nera del fascismo: per il fascismo Miliani non ha una particolare predilezione, ma è un uomo d’ordine, che ha a cuore il prestigio nazionale, è un uomo pratico, non dimentica di essere imprenditore in campo industriale ed agricolo, conosce le sue responsabilità nel portare avanti quel piccolo impero della carta, approva le politiche agricole e forestali del nuovo regime.
Così nel 1924 entra nel “listone” fascista, chiude gli occhi alle violenze compiute ed è di nuovo eletto. Riceve nel 1926 la tessera ad honorem del fascio, dal 1927 al 1930 è podestà di Fabriano, Mussolini lo nomina Senatore del Regno nel 1929.

La sua vita è ricca di viaggi, in Europa, Asia, America, Africa; scala il Popocatepetl (m 5452), poi nelle Ande tra Cile ed Argentina raggiunge i seimila metri sull’Aconcagua. Nel 1926 è presidente della Commissione dei territori della Tripolitania.
Il sor Titta ad ottant’anni, nel 1936, traversa tutta la Russia con la Transiberiana e raggiunge la Cina, Pechino e Shangai, sbarca in Giappone, Osaka, Kobe, il Fuji Yama nei giorni del suo compleanno, poi Tokio.
Muore alle dodici e trenta del 14 aprile 1937, quasi ottantuno anni, stava programmando un viaggio in India.

La sua Fabriano è in lutto, negozi serrati, tricolori abbrunati ai balconi, una folla commossa lo segue per l’ultima volta, segue in silenzio quel nero carro scortato dai suoi bersaglieri, ai lati delle strade ragazzi in divisa irrigiditi nel saluto. E le lampade elettriche dell’illuminazione pubblica coperte da veli neri, un dettaglio ancora impresso nei ricordi di quei ragazzi che oggi possono raccontarlo. “Non di speranze e vaghe illusioni le fantastiche ebbrezze un dì bramai, ne di celestial soggiorno i doni desiderai. Umilmente ognor nel mio pensiero pace al cor invocai e pace all’alma; più che l’amor, più che l’eterno vero, cercai la calma” (G.B. Miliani, “Parvenze”,1896).

Biografia, tratta da una tesi di Lucia Carini
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