Un ritrovamento degli speleologi dello Sparviere attesta la presenza umana a 6000 anni fa.

Dopo il successo del film ‘Il Buco’ alla Biennale del Cinema di Venezia, la Calabria speleologica torna a far parlare di se, grazie al ritrovamento di un manufatto litico di chiara origine preistorica. Si tratta della testa di un’ascia a martello, in foto.

Nel corso di una battuta esterna della scorsa estate, gli speleologi del Gruppo Speleologico di Alessandria del Carretto hanno rinvenuto il reperto e lo hanno consegnato al Sindaco che ne ha disposto un esame accurato. Le ricerche e le indagini sul manufatto vengono effettuate da Felice Larocca, Responsabile del Deposito Archeologico Comunale di San Lorenzo Bellizzi, anche lui speleologo.

Sul Monte Sparviere si avevano dei sentori della presenza umana in età preistorica già da diverso tempo.

Grazie alle ricerche archeologiche portate avanti nei primi anni 2000 dagli archeologi olandesi del Groningen Institute of Archaeology (Paesi bassi) e dal locale Gruppo Speleologico Sparviere, vennero individuate in un carotaggio in torba chiare tracce di frequentazione umana.
Mancava però la prova materiale, così appena si ebbe la possibilità di continuare quelle prime ricerche, l’Amministrazione comunale di Alessandria del Carretto si mosse per trovare adeguati finanziamenti, giunti anche grazie alla sensibilità dell’on. Mimmo Pappaterra, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, che co-finanziò due campagne di ricerca.

Le indagini proseguono ancora, portate avanti dalla Soprintendenza Archeologia belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Cosenza guidata dal dott. Carmelo Colelli e dagli archeologi dell’Università di Cosenza.
Ma come accadde alla fine degli anni ’80 e inizio 2000, sono gli speleologi che trovano ‘la canna fumante e l’arma del delitto’.

L’episodio conferma la presenza e la conoscenza profonda degli speleologi calabresi capitanati da Nino Larocca.