E’ stata inaugurata il 3 marzo nel castello di Udine, la mostra degli antichi abitatori delle grotte nel Friuli. Proposta dal Museo Archeologico di Udine e dal il Museo Friulano di Storia Naturale in occasione del biennio della manifestazione ESOF 2020 “Science of citizens”, l’esposizione sarà visitabile sino al 27 Febbraio 2022.

L’esposizione, proposta dal Museo Archeologico di Udine e dal il Museo Friulano di Storia Naturale e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Udine, si prefigge di raccontare l’utilizzo delle grotte in Friuli Venezia Giulia a partire dalla Preistoria, attraverso le tracce lasciate dagli animali e dagli uomini che le hanno frequentate, secondo un approccio interdisciplinare, una comunicazione accessibile e un uso eco-sostenibile dei materiali impiegati nell’allestimento.

Alla fine dell’Ottocento si accende in Friuli, così come da alcuni decenni accadeva nell’area classica del carso, l’interesse per l’esplorazione delle grotte e lo studio del fenomeno carsico. Da allora le grotte conosciute nel settore prealpino orientale, dalle Valli del Torre sino a quelle del Natisone e dello Judrio, esplorate ed inserite nel catasto grotte, sono oltre 800. Alcune sono semplici ripari, altre sistemi sotterranei complessi che si sviluppano per chilometri.

Delle tracce rinvenute in questi particolari ambienti, nella mostra vengono presentati sia l’approccio storico, che ne ha permesso l’individuazione, lo studio e addirittura l’evoluzione della disciplina paletnologica in regione, sia quello più tecnologico, che fa emergere dei dati inaspettati da reperti apparentemente semplici, consentendo una ricostruzione accurata dei contesti archeologici assai antichi.

Attraverso filmati, reperti, documenti e ricostruzioni la mostra racconta la ricerca archeologica e speleologica, consentendo un approfondimento delle conoscenze sull’area delle Valli del Natisone a partire dalla Preistoria più antica con il Riparo di Biarzo. I reperti provenienti da questo particolare sito, come strumenti in selce, manufatti in osso, conchiglie forate e resti faunistici, sono stati sottoposti ad analisi diagnostiche allo scopo di ricostruire i modi di vita dei gruppi di cacciatori-raccoglitori che frequentavano le Valli a partire da 13.000 anni fa.
Una frequentazione che, secondo gli studi del settore, non può che essere legata al popolamento del fondovalle e motivata da ragioni che possono essere ricondotte alla necessità di stabulazione degli animali durante i periodi di sosta, al bisogno di una pausa lungo i percorsi di caccia, di fienagione, di ricerca delle materie prime, di attività fusorie o ancora legata ai nuovi rituali funerari.

Il valore di questa mostra, e del catalogo che la accompagna – ha commentato il Sindaco di Udine Pietro Fontanini -, sta soprattutto nel fatto di aver saputo legare le vicende umane degli studiosi e degli appassionati al loro contesto storico e alla dimensione archeologica e antropologica. In questo modo essa ci aiuta a capire le complesse conoscenze degli antichi abitatori del Friuli e a ricostruire le vie del commercio, dato che alcune delle materie prime utilizzate provengono da aree lontane. La nostra Regione, ricca di grotte, molte delle quali si aprono nelle Prealpi Giulie, a due passi da Udine, ha fatto da culla e da palestra per la speleologia non solo friulana ma nazionale, dando alla disciplina, tra Otto e Novecento, uomini del valore di Tellini, Marinelli, De Gasperi, Desio, Gortani e Feruglio. Nell’organizzare questa mostra, il Museo Archeologico di Udine e il Museo Friulano di Storia Naturale hanno saputo integrare gli aspetti naturalistici a quelli archeologici, permettendo in questo modo una lettura a 360° di un tassello di territorio e di alcune importanti pagine di storia del nostro Friuli”.

La mostra ‘Antichi abitatori delle grotte in Friuli’ – ha aggiunto l’Assessore Cigolot -, allestita presso il mezzanino del Castello di Udine, chiude ESOF 2020, la più rilevante manifestazione europea focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica, che ha visto la partecipazione del Museo Archeologico e del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine in qualità di partner. L’esposizione ha il merito di porre le basi per una ricerca scientifica multidisciplinare sul Friuli orientale ma anche quelli di comunicare i valori della sostenibilità ambientale, dall’utilizzo di materiali riciclabili alla definizione di un progetto che prevede il recupero e il riutilizzo di buona parte degli elementi che compongono l’allestimento. Desidero ringraziare la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, le Università degli Studi di Ferrara e i nostri Giuseppe Muscio e Paola Visentini, che hanno saputo egregiamente sviluppare, ciascuno nel proprio ambito di competenza, un’iniziativa espositiva destinata a segnare un punto di riferimento per una visione sempre più ampia e approfondita del nostro territorio e della sua storia”.

L’esposizione si articola in quattro sale, su un’estensione di circa 250 mq ed è collegata all’esposizione permanente del Museo Archeologico. La prima sala racconta il carsismo della regione e i contatti e le interazioni delle aree friulane soprattutto nel III millennio a.C., la seconda sala narra la ricerca archeologica e speleologica; la terza si concentra sulle Valli del Natisone nella preistoria più antica e in particolare sul Riparo di Biarzo; infine, nella quarta sala, si trovano di nuovo elementi delle Valli del Natisone ma del III millennio a.C., con un approfondimento relativo alle faune che vengono rinvenute in grotta.

Considerato il particolare periodo, gli orari di ingresso alla mostra saranno limitati alle sole giornate del mercoledì e giovedì dalle 15.00 alle 18.00 e venerdì dalle 15.00 alle 19.00, prenotando al numero 0432 1272591.

Numerosi i soggetti che collaborano al progetto; oltre alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, i Musei Provinciali di Borgo Castello di Gorizia, il Museo Speleologico Scientifico della Grotta Gigante, la Biblioteca Civica “V. Joppi, l’Archivio Egidio Feruglio e il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano di Udine, che forniscono gran parte del materiale espositivo, portano un contributo il Dipartimento di Studi Umanistici – Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche, Università degli Studi di Ferrara, il Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste e il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli.

Fonte www.ilfriuli.it

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