Dall’ Arena di oggi.(link)
Articolo a firma di Camilla Madinelli.
La roccia si sta sgretolando nella cava Ponzeio di Prun. Da anni sorvegliata speciale da parte del Comune, è una di quelle scavate a mano per rifornire il mondo dell’edilizia della pregiata pietra di queste parti. Chiusa l’attività d’estrazione, rimane lo scavo nel ventre della collina, un grosso buco sottostante sia alla strada sopra Prun che ad alcuni caseggiati della frazione negrarese, da tenere d’occhio soprattutto per evitare guai in superficie. La situazione delicata è nota da tempo a tecnici e amministratori comunali. Ma le forti scosse sismiche di fine gennaio pare abbiano dato il colpo di grazia: cedimenti e accumuli di pietra, sparsi qua e là nelle gallerie interne, in mezzo ai pilastri lasciati a sostegno della soffittatura, non lasciano dubbi sull’instabilità ormai accentuata della cava dismessa. «I crolli sono recenti e il terremoto ha fatto la sua parte», spiega il presidente del gruppo speleologico Grotte Falchi e direttore del Centro Cargnel di Fosse, Sandro Dalle Pezze. È entrato nella cava in galleria, per una giornata d’indagini e rilevamenti, con gli speleologi veneti e trentini Mauro Regolini, Michele Zandonati e Cinzia Tarter, del gruppo Grotte Rovereto, Umberto Uderzo e Sandro Sedran del gruppo Grotte Schio, Giovanbattista Sauro dei suoi Falchi della Lessinia.Hanno percorso in lungo e in largo le aperture scavate nella montagna, armati dell’attrezzatura di sicurezza e di un distanziometro laser usato per rilevare in modo tridimensionale ogni centimetro. «Si tratta di uno strumento modificato per le esigenze di chi, come noi, va in grotta, dove la distanza da sola dice poco e serve una tecnologia veloce e facilmente trasportabile», spiega Regolini. Nelle viscere della terra è necessario tener conto di vari elementi, come spiega Zandonati: «Bisogna segnare sempre, ad esempio, la direzione e le inclinazioni del soffitto». Per gli esploratori degli abissi, abituati a strisciare in luoghi angusti, una cava in galleria equivale quasi a una passeggiata. Il lavoro di rilevamento però è stato certosino. A Prun sono andati in «missione Ponzeio», su indicazione dell’assessore all’ambiente Giovanni Zanotti che già a novembre aveva stretto un patto con gli speleologi per monitorare le frane, bloccare i dissesti, vigilare sulle falde, durante un incontro promosso da Dalle Pezze. «La loro esperienza e la loro capacità può aiutarci a verificare e tenere sotto controllo casi critici come cava Ponzeio, di cui finora non conoscevamo le reali dimensioni», spiega Zanotti. «Carte e strumenti dei nostri uffici tecnici, infatti, sono limitati; gli speleologi invece possono fornirci dati reali e aiutarci a capire danni e pericoli. Soprattutto come muoverci per arginarli e, meglio ancora, prevenirli». Dalle Pezze non se l’è fatto ripetere due volte. A distanza di pochi mesi dal raduno «Speleolessinia 2011», con in mezzo il terremoto, ha organizzato la spedizione con la più moderna dotazione tecnologica. «Le rilevazioni sono in fase di elaborazione, il lavoro è complesso», osserva il presidente dei Grotte Falchi. Oltre al pericolo, però, sottolinea che si sta perdendo un’opportunità per valorizzare risorse e testimonianze come le cave in galleria, legate alla civiltà della pietra della Lessinia: «Fino a cinque anni fa cava Ponzeio poteva essere ancora recuperata, studiando magari percorsi di visita. Ora non più. Ora non rimane che fare attenzione che non crolli».

cava di Prun
Foto di Umberto Uderzo (Ubi) GGS


cava di Prun
Foto di Umberto Uderzo (Ubi) GGS


cava di Prun
Foto di Umberto Uderzo (Ubi) GGS

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