Foto di Francesco Grazioli
Foto di Francesco Grazioli
Dopo diversi anni di attività episodiche, il Gruppo Speleologico Faentino (GSFa) e il Gruppo Speleologico Paletnologico Gaetano Chierici di Reggio Emilia (GSPGC) hanno creato un progetto collettivo di ricerca esplorativa per lo studio e la documentazione dell’Abisso Luciano Bentini, già F10.

Nel progetto, denominato “Collettivo F10”, alcuni speleologi si stanno impegnando da qualche tempo con una serie di uscite sia a carattere esplorativo sia a carattere documentativo e di studio rivolte verso questa grotta che presenta diverse peculiarità per i gessi dell’Emilia-Romagna.

Foto di Francesco Grazioli
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La grotta, situata nella Vena del Gesso Romagnola presso Sella di Ca’ Faggia a circa 400 m slm, fa parte di un sistema carsico tra i più profondi al mondo nei gessi messiniani. Collegato al sistema Rio Stella-Rio Basino è da sempre considerata il mostro sacro delle grotte dell’Emilia-Romagna. Scoperta all’inizio degli anni ’90 dal GSFa, che ha trainato una prima campagna esplorativa intergruppi portando ad un primo rilievo di circa 2 km di sviluppo e più di 200 metri di dislivello, resta poco frequentata fino alla fine degli anni ‘90, quando le esplorazioni sono riprese con carattere episodico. A causa della sua estrema tecnicità e di diversi passaggi piuttosto critici e selettivi le esplorazioni al suo interno hanno sempre proceduto a rilento. Dal 2012 però, l’attività speleologica è ripresa con vigore grazie alla scoperta di un nuovo e importante ramo: il Ramo Martina. Da allora sono riprese le uscite esplorative da parte di un gruppo misto di speleologi della regione che a oggi hanno deciso di creare questo nuovo collettivo per poter portare avanti i tanti cantieri ancora aperti all’interno della grotta. Sono infatti almeno tre le zone in cui l’esplorazione può portare ancora risultati importanti. La prima è la zona trovata recentemente, il Ramo Martina,che dopo oltre 100 m di risalite, si trova ora a pochi metri dal fondo dell’adiacente Grotta a Nord di Ca’ Monti. La seconda zona esplorativa è nei rami della Sala del The, dove immensi meandri fossili attendono di essere illuminati dalle luci degli speleologi. L’altra zona esplorativa è quella del fondo, in cui le possibilità di prosecuzione sono davvero tante, ma la difficoltà della progressione per arrivare a queste zone limita ancora molto le uscite. A tale proposito è in corso di organizzazione la preparazione di un eventuale campo interno da parte degli speleologi del Collettivo F10 che permetterebbe una più lunga e sicura permanenza in grotta.

Il progetto nasce da una consolidata tradizione di collaborazione tra speleologi in Emilia-Romagna, sia nell’ambito associativo che in modo trasversale, allo scopo di unire forze, risorse e competenze per lo studio e le esplorazioni e la documentazione speleologica. Sin dagli anni ’70 nella partecipazione alle esplorazioni dei “grandi abissi” quali la “Spluga della Preta” fino ai progetti più strutturati quali il recente progetto “Rio Stella- Rio Basino”, si sono ottenuti risultati di grande rilevanza per la speleologia italiana. Il progetto “Collettivo F10”, vede già la partecipazione di diversi speleologi ed è naturalmente aperto e desideroso di accogliere interessati ad ampliare la loro esperienza in ambienti inconsueti, come quelli della Vena del Gesso Romagnola, e provare l’emozione di esplorare questa splendida grotta.

Foto di Francesco Grazioli
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