La fusione del ghiacciaio interno evidenzia l’impatto del cambiamento climatico sulle formazioni sotterranee.
Introduzione all’Abisso Scarasson
L’Abisso Scarasson, situato nella Conca delle Carsene tra la Valle Pesio e la Valle Tanaro, è una cavità carsica di notevole interesse speleologico e scientifico.
Scoperto nel 1960 dagli speleologi francesi del Club Martel di Nizza, l’abisso si distingue per la presenza di un raro ghiacciaio sotterraneo, considerato un residuo delle glaciazioni quaternarie.
Tuttavia, studi più recenti suggeriscono un’origine più recente, attribuendo la formazione del ghiaccio all’accumulo e alla conservazione della neve facilitati da specifiche correnti d’aria all’interno della grotta.
Struttura e Caratteristiche della Grotta
L’ingresso principale dell’Abisso Scarasson conduce a una serie di pozzi verticali, tra cui un pozzo di 40 metri, alla cui base si trova il ghiacciaio.
In passato, il ghiaccio ricopriva l’intero fondo del pozzo; oggi, però, si è notevolmente ridotto, evidenziando gli effetti tangibili del cambiamento climatico.
La temperatura interna della grotta è molto bassa, ma nonostante ciò, il ghiacciaio fossile è in fase di rapida fusione, come confermato da confronti fotografici e osservazioni dirette.
Questo fenomeno comporta anche un peggioramento delle condizioni di stabilità all’interno della cavità, richiedendo maggiore attenzione da parte degli speleologi durante le esplorazioni.
L’Esperimento di Michel Siffre
Nel 1962, l’Abisso Scarasson divenne teatro di un esperimento pionieristico condotto dallo speleologo e cronobiologo francese Michel Siffre.
All’età di 23 anni, Siffre decise di vivere isolato a 130 metri di profondità per 61 giorni, dal 16 luglio al 17 settembre, senza riferimenti temporali esterni.
L’obiettivo era studiare le reazioni psicofisiche del corpo umano in assenza di cicli naturali di luce e buio, contribuendo significativamente alla comprensione dei ritmi circadiani.
Durante l’esperimento, Siffre perse completamente la cognizione del tempo, arrivando a credere che fosse il 20 agosto quando emerse il 17 settembre.
Questa esperienza ha avuto un impatto duraturo nel campo della cronobiologia e ha posto le basi per studi successivi sull’isolamento umano.
Accesso e Esplorazioni Recenti
L’accesso all’Abisso Scarasson avviene generalmente da Pian Ambrogi, salendo verso il Passo Scarasson e seguendo il sentiero GTA.
All’altezza delle Rocce Scarasson, si abbandona il sentiero per individuare l’ingresso della grotta, caratterizzato da un pozzo a cielo aperto.
La cavità presenta due ingressi che si uniscono a circa 114 metri di profondità.
La discesa classica comprende una sequenza di pozzi quasi perfettamente circolari che conducono a una sala ancora in parte occupata dal ghiacciaio fossile.
Sotto la prima calata, una finestra sulla parete opposta permette l’accesso ai rami denominati “Réseaux 74”, una sequenza di pozzetti brevi intervallati da scivoli che conducono a una saletta parallela alla sala del ghiacciaio.
Questa via, aperta dai francesi nel 1974, può presentare difficoltà di percorrenza negli anni particolarmente nevosi o freddi, a causa dell’inspessimento del manto glaciale che copre le pareti.
Implicazioni del Cambiamento Climatico
La riduzione del ghiacciaio all’interno dell’Abisso Scarasson rappresenta un indicatore significativo degli effetti del cambiamento climatico sulle formazioni sotterranee.
La fusione del ghiaccio non solo altera l’ecosistema interno della grotta, ma può anche influenzare la stabilità strutturale delle sue pareti e dei suoi passaggi.
Questo fenomeno sottolinea l’importanza di monitorare e proteggere tali ambienti, sia per preservare il patrimonio naturale che per garantire la sicurezza degli speleologi e dei ricercatori che li esplorano.
Conclusioni
L’Abisso Scarasson, con il suo ghiacciaio sotterraneo e la storia legata agli studi di Michel Siffre, rappresenta un sito di rilevante interesse speleologico e scientifico.
La sua evoluzione nel contesto dei cambiamenti climatici attuali evidenzia la necessità di una maggiore consapevolezza e tutela di questi fragili ecosistemi sotterranei.
La comunità speleologica e gli enti preposti sono chiamati a collaborare per monitorare le condizioni della grotta e promuovere pratiche sostenibili che ne garantiscano la conservazione per le future generazioni.
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