Viaggio romantico verso la Tecchia di Tenerano

Dentro, una prosecuzione ci porterà al fiume segreto, prima o poi.
L’aria tira nella strettoia ancora non abbastanza forzata: vedere un futuro nel vuoto e nel nero è tipico degli speleologi.

Il salone della Tecchia

Tenerano, frazione del comune di Fivizzano, ha un’origine antichissima e una storia di orgoglio combattente.
Un tempo nella zona vivevano le popolazioni liguri apuane.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, qui hanno combattuto le Brigate Partigiane Garibaldi: la lotta è culminata con l’eccidio del 13 settembre 1944, in cui una compagnia di SS ha sterminato per ritorsione tutti gli abitanti di due casolari: 11 adulti e 5 bambini.
In meno di un’ora, con gli amici del Gruppo Speleologico Lunense percorriamo il sentiero CAI n. 46, affascinante: dal cimitero scende e sale, incontra gli acquedotti, il vecchio e il nuovo, il primo in piedi più del secondo, e il magico “rifugio” Saltamasso, che parla delle prime ricerche speleologiche di Cobardine, prima della realizzazione del “Capannello”.
Qui una sorgente sussurra alle rocce e alla fantasia: alcuni luoghi, come questo, ci si rivelano e rispondono al legame che con loro decidiamo di avere: ti osservano, ti guardano, comunicano.
Le rocce affiorano dal terreno come silenziose sentinelle e fanno pensare a un passato scavato nel tempo.
Poi si inizia a salire: il percorso ha un valore ambientale notevole: ambiente fluviale, bosco misto di carpini, frassini e querce, castagneto, e acqua, tantissima acqua.
Pareti di arrampicata, muretti arcaici e un cancello nel nulla: ecco la grotta della Tecchia, o Tecchia di Tenerano.
È stata abitata fin dal Neolitico, esplorata nel 1895 dal geologo lunigianese Igino Cocchi, che vi aveva trovato, tra l’altro, frammenti di ceramica eneolitica ed ossa umane.
La Tecchia, scavata nel calcare cavernoso tipico di questa zona, si trova a 480 m di quota. Sulla volta, molto alta, si scorgono i resti delle antiche concrezioni, alcune nel tempo asportate.
43 metri di ingresso e un salone largo 60 e alto 20: in fondo, un laghetto, che resiste impavido anche nel periodo di secca.
Già dagli anni 80 si è iniziato ad ampliare lo stretto cunicolo. Il fondo è sempre costellato da innumerevoli sassi puntuti.
Il rombo delle acque del fiume segreto si sente quasi sempre, forte e chiaro, e fa viaggiare l’immaginazione.
Due le sorgenti principali, di cui la maggiore è captata per l’acquedotto che alimenta il paese di Tenerano.
Le acque della sorgente captata sono le stesse che scorrono nella Grotta di Cobardine, al cui interno il collettore sotterraneo principale percorre il contatto tra formazioni metamorfiche degli scisti e il calcare cavernoso.
I misteri di Cobardine/Fate si nascondono ancora tra il salone e le sorgenti, tra la vecchia sorgente Tecchia/Cobardine e la più “giovanile” sorgente di Saltamasso.
Dentro, una prosecuzione ci porterà al fiume segreto, prima o poi.
L’aria tira nella strettoia ancora non abbastanza forzata: vedere un futuro nel vuoto e nel nero è tipico degli speleologi.

Marina Abisso
Speleo Club Ribaldone
Gruppo Speleologico Lunense

Approfondimenti
• Pastorino M.V., Prati A., Viotto L. (1986) – Cobardine e le Fate. Speleologia Anno VIII n.15, p. 20-23.
• Brozzo G., Jesu M., Pastorino M. V. (1995) Cobardine-Fate, il fiume segreto ed altre storie. Speleologia Anno XVI n. 33, p. 51-58.
• Piccini L. (2002) – Acquiferi carbonatici e sorgenti carsiche della Alpi Apuane. Atti del convegno: “Le risorse idriche sotterranee delle Alpi Apuane: conoscenza attuale e prospettive di utilizzo”. Forno 2002, p.41-76
• Piccini L. (accesso 2022) “Idrologia: i percorsi segreti delle acque apuane” https://www.sentieromenomille.it/it/scendere-in-profondita-idrologia/
• http://_.ribaldone.altervista.org/index.php?mod=news&op=tecchia_di_tenerano

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