È PARTITA pochi giorni fa la lettera con cui la Regione ha richiesto alla Commissione nazionale italiana dell’Unesco di inserire i fenomeni carsici nei gessi dell’Emilia Romagna nella cosiddetta tentative list del World heritage centre, ufficio che l’organizzazione delle Nazioni unite per la cultura, con sede a Parigi, dedica alla redazione della lista dei Patrimoni dell’Umanità.
È il primo passaggio istituzionale nell’odissea burocratica che potrebbe portare la Vena del Gesso romagnola nell’olimpo dei siti naturali dall’importanza globalmente riconosciuta, così come accaduto finora a sole altre cinque realtà italiane, tra cui figurano luoghi dalla conclamata unicità come le Dolomiti, l’Etna e le Eolie.
LA COMMISSIONE italiana dell’Unesco dovrà poi sottoporre la candidatura al Ministero dell’Ambiente per una valutazione.
A quel punto, entro il 30 gennaio, verrà chiesto al World heritage centre l’iscrizione del sito nella tentative list. Tra coloro che si stanno occupando del dossier di candidatura dei fenomeni carsici nelle evaporiti dell’Emilia Romagna, si respira fiducia sulla buona riuscita di questi primi passaggi istituzionali di carattere nazionale. Contrariamente a quanto ipotizzato nell’ultimo mese, la candidatura che arriverà sulla scrivania del World heritage centre riguarderà i soli gessi emiliano romagnoli.
L’eventualità di procedere con una candidatura che comprendesse tutti i carsismi dell’area del Mediterraneo è infatti destinata a sfumare.
Troppi gli ostacoli geopolitici: i gessi ucraini si trovano proprio nella parte orientale del Paese, dove è in corso il conflitto con le due repubbliche separatiste; un Paese come la Tunisia non sembra al momento in grado di elaborare un dossier complesso come quello richiesto; mentre Israele, che ospita carsismi notevoli, è in procinto di uscire dall’Unesco. «Inoltre, i gessi emiliano romagnoli portano con sé due garanzie ritenuti imprescindibili», spiega Massimo Ercolani, presidente della Federazione speleologica regionale. «L’80% è già oggetto di tutela, essendo compresi all’interno di riserve, parchi regionali e di un parco nazionale.
I nostri gessi sono i più studiati al mondo: conosciamo concrezioni che riportano testimonianze preziose sulla storia del clima degli ultimi 600mila anni. Nel complesso, parliamo di tremila pubblicazioni, cominciate già nel ‘600. Tutte le pubblicazioni al mondo sui gessi non arrivano a quelle focalizzate sull’Emilia Romagna». Una candidatura «panmediterranea» avrebbe però avuto più possibilità: è questa la direzione che ha scelto l’Unesco in riferimento ai patrimoni naturali europei. Analogamente a quanto avvenuto recentemente per le foreste primordiali di faggi, anche l’elenco dei siti gessosi potrebbe tuttavia venire ampliato in un secondo momento. Quali siti, nello specifico, andrebbero a comporre il dossier di candidatura? Per ora le bocche rimangono cucite. «Credo che i carsismi del Monticino saranno senz’altro tra questi», ammette Ercolani. Favorite anche la Grotta della Befana (a Borgo Tossignano), e l’area di Monte Mauro. Difficile invece che possa farne parte la Grotta del Re Tiberio, essendo compresa in una cava ancora attività.
Fonte:
Filippo Donati- Il Resto del Carlino Ravenna

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