Scoperta nel 2020 dagli speleologi di Iesi, con uno sviluppo attuale di circa 250 metri è riparo per molte specie viventi e custodisce ossa di animali ormai scomparsi da tempo in questa zona, particolarità che hanno coinvolto studiosi di diverse materie.

Nel settembre 2020, gli speleologi della sezione CAI di Jesi hanno scoperta l’ultima grotta, in ordine di apparizione, della zona compresa del Parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi.
La gola di Frasassi è ricchissima di grotte e le esplorazioni proseguono con successo all’interno dei grandi complessi della Grotta del Fiume-Vento, del Buco Cattivo e del Mezzogiorno-Grotta della Beata Vergine di Frasassi, ma erano alcuni anni che non si scopriva una grotta nuova con ingresso indipendente.

La scoperta è avvenuta nel corso di una battuta di ricerca esterna sotto l’ingresso della Grotta del Mezzogiorno, grazie all’intuito di uno degli esploratori, che incuriosito dalla presenza di frammenti di stalattiti dentro una fessura piena di terra, si è messo a scavare e rovistare fino a trovare l’accesso alla nuova cavità.

Il tipo di flora che vi osservavo – racconta Michele Merloni – i frammenti di concrezioni e il modo in cui le radici di una roverella affondavano nel suolo, mi spinsero a cercare a monte della frattura.

Il 21 settembre 2020, dopo una lunga opera di disostruzione del pozzetto d’ingresso sotto una pioggia battente, gli speleologi sono riusciti ad entrare nella nuova cavità.

L'ingresso viene violato per la prima volta

La “Grotta del Cervo Bianco” attualmente raggiunge uno sviluppo complessivo di circa 250 metri, ma sono state individuate alcune prosecuzioni ostruite da terra e detriti che potrebbero dare accesso a nuovi ambienti.
Trovandosi a poca profondità dal suolo, le gallerie presentano diverse popolazioni fungine, radici della flora sovrastante che si intrudono all’interno, dando origine a speleotemi estremamente delicati e affascinanti, e una variegata fauna troglofila e troglossena.
Numerosi sono poi i reperti osteologici rinvenuti all’interno, reperti in larga misura riconducibili a stambecchi ed altri ungulati ormai estinti.
Sono proprio le caratteristiche biologiche e paleontologiche a costituire il reale valore della scoperta speleologica.
Il collaborazione con l’Università di Milano, gli speleologi stanno conducendo un censimento e l’analisi della fauna anfibia presente nella grotta.
E’ stato interessato anche l’Università il Museo di paleontologia di Camerino e l’Università di Camerino per lo studio e il prelievo delle ossa fossili presenti.
La ricerca speleologica è una attività multidisciplinare, e nello studio della Grotta del Cervo in questo anno e mezzo sono stati coinvolti anche la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche, l’Amministrazione Comunale di Genga e l’Ente “Parco Gola Della Rossa/Frasassi.

Scoprire una nuova cavità carsica è certamente una rara quanto vivace emozione,” dichiarano gli esploratori della Grotta del Cervo Bianco, “ma riteniamo che questa emozione non debba poi indossare gli abiti del vanto, bensì quelli della condivisione.
E’ importante che dalla nostra attività abbia origine l’opportunità di approfondire la comprensione del meraviglioso pianeta che ci ospita, nonché un lascito ereditario di conoscenza da donare alle generazioni che ci seguiranno. Per questo motivo siamo lieti di poter coinvolgere la ricerca accademica, e di potervi operare in perfetta sinergia
.”

Leggi la relazione originale del Gruppo Speleologico CAI IESI in allegato:
la-scoperta-della-grotta-del-cervo-bianco-a-frasassi

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