LucyLucy helped prove the theory that our early human relatives walked on two legs 3 million years ago Credit: Cicero Moraes/The Telegraph

Per la prima volta, possiamo guardare negli occhi Lucy, l’antenata che ha cambiato la storia dell’evoluzione umana

Il suo scheletro ha rivoluzionato la paleoantropologia

Dopo quasi cinquant’anni dalla scoperta del suo scheletro, un team internazionale di esperti guidato dal grafico forense Cicero Moraes ha ricostruito il volto di Lucy, la femmina di Australopithecus afarensis vissuta oltre 3 milioni di anni fa.

La scoperta di Lucy: nel 1974

Lo scheletro di 1 metro e ottanta di Lucy è stato scoperto nel 1974 in Etiopia dal paleoantropologo Donald Johanson. Lucy – – il cui nome si ispira alla celebre canzone dei Beatles Lucy in the Sky with Diamonds – è stata una figura chiave per comprendere che la postura eretta precede l’espansione cerebrale nella linea evolutiva umana.

Apparteneva alla specie Australopithecus afarensis ed era l’ominide primitivo più intatto mai trovato, il che ha contribuito a dimostrare che i nostri antenati umani camminavano su due zampe prima di sviluppare un cervello di grandi dimensioni.

Prima della sua scoperta, molti avevano ipotizzato che fosse necessario un cervello più grande per consentire la destrezza necessaria per camminare in posizione eretta.

Il cervello di Lucy

Il cervello di Lucy è molto diverso da quello degli esseri umani moderni.

La superficie interna del suo cranio ha un volume di circa 391 centimetri cubi, simile a quello degli scimpanzé e molto più piccolo dei circa 1.350 centimetri cubi degli esseri umani moderni.

Questo indica che l’organizzazione del suo cervello era più simile a quella di altri primati.

Si ritiene che Lucy sia morta tra i 12 e i 18 anni – l’età adulta per la sua specie – e potrebbe essere caduta da un albero.

Le sue ossa fossilizzate saranno esposte per la prima volta in Europa quest’estate, al Museo Nazionale di Praga, ad agosto 2025.

Lucy’s brain size is more similar to that of chimpanzees than humans Credit: Patrick Bürgler/Pen News

Il volto di Lucy

Allo studio internazionale, guidato dal brasiliano Cicero Moraes, hanno partecipato anche gli italiani Francesco M. Galassi (Università di Lodz – Polonia), medico paleopatologo, e Luca ed Alessandro Bezzi, archeologi. Il team incluse anche Elena Varotto (Flinders University – Australia), gli esperti cechi Jizí e Matej Šindelá? e Nicola Carrara, conservatore delle collezioni di antropologia del Museo della Natura e dell’Uomo dell’Università di Padova.

Lo studio è stato sottoposto alla peer-review di una rivista specializzzata per la pubblicazione. L’eco però si è già propagata, i diverse riviste e testate: tra gli altri, Daily Telegraph, The Telegraph, Il Fatto Quotidiano e Fanpage.

È stato un lavoro che ha unito arte, scienza e tecnologia: a partire da una replica 3D del cranio custodito all’Università di Liegi, gli studiosi hanno sovrapposto il modello anatomico di uno scimpanzé per ricreare, con precisione forense, i tessuti molli e la fisionomia dell’ominide.

La parte superiore del busto mostra che era adattata a vivere sugli alberi, ma la parte inferiore del corpo mostra anche che camminava su due gambe.

Il risultato

Il risultato è una nuova ricostruzione del volto di Lucy. Un risultato sorprendente: un volto che non appartiene più al regno delle scimmie, ma non ancora al nostro.

Un viso piatto, primitivo, eppure profondamente familiare. Dettagli come il colore della pelle, la forma e il colore degli occhi e persino la texture dei capelli sono stati modellati sulla base degli studi del Pliocene, in cui Lucy visse, tra le savane dell’Africa orientale, un caldo ambiente etiope di 3.2 milioni di anni fa.

I tratti segnano una fase di transizione tra primati e umani: un’immagine potente e carica di significato simbolico, che fonde scienza e arte.

“Ha un’arcata sopraccigliare meno pronunciata rispetto agli scimpanzé, sebbene comunque distinta dagli esseri umani moderni”, aggiunge Moraes.

Vederla è come osservare il passato prendere forma“, hanno detto i ricercatori.

È un volto che ci guarda da un tempo remoto, e che continua a raccontarci chi siamo.

Per la prima volta, possiamo guardare negli occhi Lucy, l’antenata che ha cambiato la storia dell’evoluzione umana.

Un volto che ci guarda da un tempo remoto, e che continua a raccontarci chi siamo.

Un volto che ci parla, dopo milioni di anni, della meraviglia dell’evoluzione.

Fonti:

The Daily Telegraph

https://pennews.substack.com/p/lucy-australopithecus-afarensis-face-hominin-evolution?fbclid=IwY2xjawJpwNxleHRuA2FlbQIxMAABHrP6CI7T-MgH8f55zoM0LcgcxIfFNwL6oytc_Cj527PEkgl-96f3vhKpkJ8R_aem_yk4tdx8dwbSdaDQVbdz6Gg

https://www.telegraph.co.uk/news/2025/04/09/true-face-of-lucy-humanitys-most-famous-ancestor-revealed

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/12/lucy-vero-volto/7950507/

https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/ecco-il-vero-volto-di-lucy-lantenata-piu-famosa-dellumanita

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