Ottant’anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, un gruppo di appassionati porta alla luce una garitta per mitragliatrice
Un articolo su Varesenews ci porta al secondo conflitto mondiale, tra le radici e la storia della Valle Olona
Siamo a Marnate, in provincia di Varese, in un angolo silenzioso della Valle Olona, dove la vegetazione ha lentamente riconquistato ciò che l’uomo aveva scavato e costruito per la guerra
Qui una nuova traccia del passato è tornata alla luce. A meno di 200 metri dal noto bunker di Marnate, un gruppo di volontari ha scoperto e recuperato una postazione per mitragliatrice tedesca, probabilmente utilizzata dalle SS durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale.
Il ritrovamento è stato possibile grazie agli Amici della Ferrovia della Valmorea, un’associazione locale attiva nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio storico industriale e bellico della zona.
A guidarli, non la documentazione militare, ma un ricordo di un volontario che, da ragazzo, aveva visto quella garitta parzialmente affiorare tra i rovi, e che ora – decenni dopo – ha saputo riconoscerne i contorni nella fitta vegetazione.

Una vedetta dimenticata
Il manufatto, nascosto tra gli alberi e quasi completamente inghiottito dal bosco, si è rivelato essere una struttura difensiva realizzata in muratura e calcestruzzo, destinata al controllo visivo e alla difesa armata del tratto ferroviario e dell’accesso al bunker sottostante. La posizione, leggermente rialzata rispetto al percorso della ex ferrovia della Valmorea, consentiva una vista strategica sul fondovalle.
La garitta, non segnalata nelle mappe ufficiali né conosciuta nei circuiti della memoria storica locale, offre oggi una nuova chiave di lettura del sistema difensivo attorno al bunker: non solo rifugio e deposito, ma anche presidio armato attivo, in un contesto in cui la presenza nazista era tutt’altro che marginale.
Un tassello nel mosaico della memoria
Il bunker di Marnate è noto per essere stato uno dei principali rifugi tedeschi in Lombardia, in particolare per il deposito dell’oro razziato durante la ritirata del Reich. La scoperta di questa postazione rafforza l’idea di una rete ben articolata di strutture belliche, pensate non solo per la difesa passiva ma per un controllo attivo e capillare del territorio.
“Ogni elemento che riportiamo alla luce è un pezzo di storia che torna a parlare”, raccontano i volontari, che da anni lavorano per dare visibilità a questi luoghi dimenticati. “Il bosco li ha protetti, ma anche nascosti. È nostro compito riportarli alla comunità, con rispetto e consapevolezza.”
La guerra sotto i piedi
Per gli appassionati di cavità artificiali, storia sotterranea e archeologia della guerra, il ritrovamento è un invito a guardare oltre il visibile, a cercare nei dettagli del paesaggio le tracce del passato. Molte strutture come questa – garitte, cunicoli, bunker secondari – restano ancora sepolte o ignorate, in attesa di essere esplorate, documentate e raccontate.
In attesa di ulteriori indagini, la postazione sarà messa in sicurezza e segnalata, con l’obiettivo di integrarla nel percorso di visita storico-naturalistico che si sta sviluppando lungo l’ex tracciato ferroviario.