Identificato un raro esemplare di Duvalius nel Monte Acuto, un importante ritrovamento per l’entomologia italiana

Un nuovo coleottero cavernicolo è stato scoperto in una grotta dell’Umbria, arricchendo il panorama della biodiversità sotterranea italiana. La specie, denominata Duvalius romanii, è stata rinvenuta nella Grotta della Scanata sul Monte Acuto, nei pressi di Umbertide, in provincia di Perugia, a 415 metri sul livello del mare.

La scoperta, documentata nel Giornale Italiano di Entomologia di marzo 2025, è frutto del lavoro dei ricercatori Paolo Magrini del Sistema Museale di Ateneo dell’Università degli Studi di Firenze e Fulvio Cirocchi di Castiglione del Lago.

Le caratteristiche morfologiche del Duvalius delle profondità umbre

Il Duvalius romanii è un coleottero anoftalmo (privo di occhi) di medie dimensioni, con una lunghezza totale che varia tra 5,72 e 5,98 millimetri. Presenta un colore uniforme giallo-rossiccio e si caratterizza per un capo piuttosto grande ma più stretto del protorace, con tempie convesse e glabre. Le antenne sono lunghe ed esili, mentre il pronoto è più largo che lungo, con lati anteriormente arrotondati e sporgenti.

Le elitre si presentano in forma ovale allungata, larghe e convesse, con omeri ottusi e ampiamente arrotondati. Un elemento distintivo è la presenza di strie elitrali formate da serie di punti ben evidenti, con solo le prime sei ben visibili fino quasi all’apice. Le zampe sono esili e slanciate, con tibie anteriori caratterizzate da una leggera solcatura.

L’edeago, organo riproduttivo maschile, è di medie dimensioni (0,83-0,90 mm), robusto e poco arcuato, con caratteristiche morfologiche che hanno permesso ai ricercatori di classificare questa nuova specie all’interno del Gruppo irmoi.

Confronto con altre specie e posizionamento tassonomico

Il Duvalius romanii presenta significative differenze rispetto alla specie più affine, il Duvalius irmoi, descritto nel 2010 dagli stessi Magrini e Cirocchi insieme a Degiovanni. La nuova specie è decisamente più grande, con zampe e antenne più lunghe, in particolare i metatarsi. Anche le elitre sono più allungate e il pronoto è più lungo e sinuato.

Un carattere differenziale notevole è rappresentato dai parameri, che nel Duvalius romanii presentano quattro setole apicali nei due maschi esaminati, mentre nel D. irmoi ne presentano solo tre. Queste differenze morfologiche sono probabilmente state favorite dalla separazione geografica dei due taxa, divisi dall’ampia e profonda Valle del Nese.

La distribuzione geografica e il “Triangolo Etrusco”

La nuova specie si colloca all’interno di un’area geografica denominata “Triangolo Etrusco”, delimitata dai fiumi Arno e Tevere e dalla costa tirrenica. In questa zona, le raccolte di Duvalius sono estremamente rare, poiché probabilmente questi coleotteri, originari del nord e sud-est della penisola, non hanno superato, salvo rare eccezioni, questi due grandi fiumi.

La presenza del Duvalius romanii, insieme al Duvalius irmoi, rappresenta quindi una delle poche eccezioni all’interno di quest’area, arricchendo la comprensione della distribuzione di questo genere nell’Appennino centro-settentrionale.

Aspetti ecologici della nuova specie

Tutti gli esemplari sono stati raccolti dallo speleologo Stefano Romani, a cui è dedicata la specie, mediante l’uso di trappole a caduta nel tratto più profondo della Grotta della Scanata. La cavità ha uno sviluppo planimetrico di 25 metri con un dislivello negativo di 15 metri, iniziando con un pozzo molto largo di 6 metri, seguito da un ripido scivolo che porta a una cavernetta con laghetto.

La raccolta è risultata particolarmente difficoltosa poiché la grotta si allaga con frequenza, rendendo impossibile la raccolta di esemplari mediante ricerca diretta. Gli studiosi ipotizzano comunque che, data l’esistenza di altre cavità nel Monte Acuto, sia probabilmente possibile trovare questo interessante coleottero in altre grotte della zona o a livello endogeo.

L’importanza delle scoperte entomologiche nelle grotte italiane

La scoperta del Duvalius romanii sottolinea l’importanza degli ambienti ipogei come habitat per specie endemiche e altamente specializzate. Questi ecosistemi rappresentano veri e propri laboratori naturali dell’evoluzione, dove gli organismi hanno sviluppato adattamenti specifici alla vita in assenza di luce.

Il ritrovamento arricchisce il già considerevole patrimonio di biodiversità cavernicola italiana, confermando come le grotte dell’Appennino centrale continuino a rivelare sorprese scientifiche di grande interesse per l’entomologia e per la comprensione dei meccanismi di speciazione in ambienti estremi.

Prospettive future per la ricerca entomologica in Umbria

La scoperta del Duvalius romanii apre nuove prospettive per la ricerca entomologica in Umbria, suggerendo la necessità di approfondire lo studio degli ambienti ipogei di questa regione. Il Monte Acuto, in particolare, potrebbe riservare ulteriori sorprese in termini di biodiversità sotterranea.

I ricercatori sottolineano come sia fondamentale proseguire l’esplorazione sistematica delle cavità naturali dell’Umbria, ampliando le conoscenze sulla fauna cavernicola e contribuendo alla tutela di questi fragili ecosistemi, spesso minacciati dall’intervento umano e dai cambiamenti climatici.

La documentazione scientifica su questa nuova specie rappresenta quindi non solo un importante tassello per la tassonomia entomologica, ma anche un contributo significativo alla conoscenza e alla conservazione della biodiversità degli ambienti sotterranei italiani.