Colorazione di Lilliput - da https://www.speleotoscana.it/2025/04/02/tracciamento-delle-acque-sotterranee-nella-grotta-di-lilliput/

La Federazione Speleologica Toscana ha messo in campo un’importante operazione scientifica per indagare i percorsi sotterranei delle acque nelle zone carsiche delle Alpi Apuane. L’obiettivo è studiare i percorsi degli acquiferi carsici, per comprendere il funzionamento del sistema idrogeologico e individuare eventuali criticità legate alla qualità e disponibilità delle risorse idriche.

Luca Rossi ne dà notizia alla comunità speleologica, invitando a leggere l’articolo, pubblicato sul sito della FST (https://www.speleotoscana.it/2025/04/02/tracciamento-delle-acque-sotterranee-nella-grotta-di-lilliput/), sul recente tracciamento della grotta Lilliput, organizzato dalla Commissione Scientifica toscana.

La Grotta di Lilliput (Catasto Toscano 1033 T/LU – https://www.speleotoscana.it/scheda-catastale/?id=1033) è situata nel comune di Vagli Sotto, in località F.so Nicola, nelle Alpi Apuane, in Toscana.

L’ingresso della grotta si trova a una quota di circa 1300 metri sul livello del mare, con coordinate UTM WGS84 Fuso 32: EST 600027 NORD 4881318.

Ha un dislivello negativo di 135 metri e uno sviluppo di 450 metri.

È caratterizzata da una fessura verticale ed è classificata come cavità assorbente, indicando la presenza di fenomeni di assorbimento delle acque superficiali.

L’operazione di tracciamento delle acque sotterrane all’interno della Grotta Lilliput era programmata da qualche settimana. Dopo vari rinvii dovuti al maltempo, domenica 30 marzo 2025 gli speleologi hanno rilasciato il tracciante a una profondità di circa 110 metri dall’ingresso, con l’obiettivo di studiare il percorso delle acque sotterranee nell’area.

Per il monitoraggio, sono stati posizionati captori e fluorimetri presso le principali sorgenti della zona.

Le informazioni che si ricaveranno a seguito del minitoraggio saranno relative ali tempi di transito del tracciante e alle connessioni tra le cavità sotterranee e le sorgenti superficiali: uno studio fondamentale per comprendere il funzionamento del sistema idrogeologico locale e per sviluppare strategie di tutela e gestione sostenibile delle risorse idriche.

I dati raccolti da questo tracciamento – scrive la FST – potranno essere utilizzati per sviluppare strategie di tutela e gestione sostenibile dell’acqua, una risorsa sempre più preziosa“.

Il tracciamento continua: Abisso Mosé

Sabato 5 aprile, è continuata l’opera di mappatura degli acquiferi carsici da parte della Commissione Scientifica della Federazione Speleologica Toscana.

dal sito della FST

Dopo il tracciamento effettuato nella Grotta di Lilliput, è stato realizzato un nuovo intervento presso l’Abisso Mosé (Catasto toscano 2209 T/LU – https://www.speleotoscana.it/scheda-catastale/?id=2209).

Il tracciante utilizzato è stato il Tinopal, scelto per poter eseguire la prova in concomitanza con la precedente senza rischio di interferenza nei risultati.

Alle ore 14:30, una squadra di volontari ha rilasciato 2 kg di Tinopal all’interno dell’Abisso Mosé, alla profondità di circa 350 metri rispetto alla quota dell’ingresso.

Le campagne di tracciamento sono condotte con metodo scientifico e spirito volontario, e sono fondamentali per ricostruire la complessa rete degli acquiferi carsici toscani. Ogni dato raccolto contribuisce a disegnare una mappa più chiara dei flussi idrici sotterranei, fornendo informazioni essenziali per la gestione sostenibile delle risorse naturali.

La Federazione Speleologica Toscana continua a promuovere iniziative volte alla salvaguardia del patrimonio idrico e speleologico della regione, grazie all’impegno dei tanti volontari dei Gruppi coinvolti in queste attività e della grande competenza dei componenti della Commissione Scientifica.

Gli interventi sono stati organizzati da una Commissione Scientifica esperta e rispettosa dell’ambiente, che ha optato per tracciante sicuri, testati e facilmente monitorabili.

Si rafforza così il percorso di conoscenza e tutela delle acque sotterranee del territorio.

Tracciamento delle acque sotterranee: come si studia il percorso nascosto dell’acqua nelle grotte

Nelle operazioni di tracciamento delle acque sotterranee, i traccianti più utilizzati sono:

Corchia – Ramo del Fiume – Marina Abisso
  • Uranina (fluoresceina sodica) – di colore verde fluorescente, molto comune e facilmente rilevabile anche in basse concentrazioni.
  • Tinopal (nome commerciale per alcuni stilbeni fluorescenti) – o altri ottici fluorescenti (come quelli usati nei detersivi) – usati spesso perché economici, visibili ai fluorimetri e relativamente innocui.
  • Rodamina B o WT – traccianti rossi, molto efficaci, ma con alcuni limiti ecotossicologici in ambienti sensibili

Fase 1 – Preparazione

La prima fase dell’intervento prevede:

  • L’installazione di fluorimetri in alcune sorgenti selezionate. Questi strumenti registrano in continuo la presenza di traccianti fluorescenti nell’acqua, permettendo di rilevare anche minime quantità.
  • La posa dei “bianchi” in tutti i punti di osservazione. I bianchi sono campioni di controllo raccolti prima dell’esperimento per verificare che l’acqua sia priva di traccianti naturali o residui da esperimenti precedenti.

Fase 2 – Rilascio del tracciante

Nella fase successiva viene:

  • Rilasciato un tracciante fluorescente (innocuo per l’ambiente) in una cavità carsica a monte delle sorgenti da studiare.
  • Ritirati i bianchi, che vengono poi analizzati in laboratorio per confermare la purezza iniziale delle acque.
  • Installati i captori, dispositivi passivi che assorbono il tracciante nel tempo, permettendo di rilevare il suo passaggio anche in assenza di fluorimetri.

Monitoraggio continuo

Per diverse settimane, il team speleologico effettua controlli periodici:

  • I captori vengono sostituiti per coprire l’intero periodo di transito del tracciante.
  • I dati dei fluorimetri vengono scaricati per seguire in dettaglio il flusso delle acque.
Corchia – Ramo del Fiume – Marina Abisso

In questo modo si possono ricostruire i percorsi idrogeologici sotterranei: quali cavità sono connesse tra loro, quanto impiega l’acqua a percorrere certi tratti, e quali sorgenti sono alimentate da quali bacini.

Al termine del periodo di monitoraggio, tutto il materiale viene ritirato e si passa all’analisi dei dati raccolti.

Perché è importante?

Queste indagini permettono di comprendere meglio il funzionamento dei complessi sistemi idrogeologici carsici, e sono fondamentali per:

  • proteggere le risorse idriche,
  • prevenire contaminazioni,
  • pianificare in modo sostenibile l’uso dell’acqua in ambienti montani e carsici.

Grazie all’impegno degli speleologi, anche le vie più nascoste dell’acqua diventano finalmente conoscibili.

Fonti:

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