Un nuovo studio INGV rivela uno strato fragile a 3–4 km di profondità sotto la caldera dei Campi Flegrei
Panoramica sullo strato debole dei Campi Flegrei
Un recente lavoro dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) mette in luce uno strato più debole del previsto nella crosta terrestre dei Campi Flegrei.
Lo studio, pubblicato su AGU Advances, si basa su analisi di campioni rocciosi prelevati da un pozzo geotermico profondo 3 km.
L’area indagata coincide con la caldera flegrea, uno dei sistemi vulcanici più monitorati d’Europa.
Questa ricerca aiuta a chiarire i meccanismi alla base del bradisismo nella zona.
Caratteristiche dello strato debole dei Campi Flegrei
I ricercatori hanno individuato una transizione netta a circa 2,5–2,7 km di profondità.
Al di sotto di questa soglia, la crosta appare più porosa e permeabile.
Questo rende la zona meno resistente e capace di accumulare fluidi magmatici.
Le simulazioni numeriche mostrano che molte intrusioni di magma si arrestano qui, innescando deformazioni del suolo e sismicità ricorrente.
La fragilità di questo “strato debole” sembra favorire processi di eruzione abortita, ossia intrusioni che non raggiungono la superficie.
Contesto: rilievo nella vulcanologia italiana
I Campi Flegrei costituiscono un complesso vulcanico caratterizzato da sollevamenti e abbassamenti del suolo, noti come bradisismo.
Le variazioni avvengono su scale temporali pluriennali.
Negli ultimi decenni, il monitoraggio ha evidenziato multipli episodi di sollevamento.
L’attività sismica è concentrata proprio attorno allo strato indebolito.
Un esempio storico è l’eruzione del 1538, che generò Monte Nuovo dopo una fase di stasi magmatica profonda.
Lo studio LOVE CF, finanziato dall’INGV, ha coinvolto anche l’Università di Grenoble Alpes e l’Università di Bologna.
Le ricerche si sono avvalse di tomografia sismica 3D e tecniche di laboratorio avanzate.
Questi metodi hanno permesso di ricostruire con dettaglio la stratigrafia crostale fino a 4 km di profondità.
Prospettive per il monitoraggio e la previsione dei Campi Flegrei
La scoperta di questo strato fragile non modifica le previsioni a breve termine.
Rappresenta però un tassello essenziale per comprendere la dinamica interna del vulcano. Conoscere la distribuzione di porosità e permeabilità aiuta a interpretare i segnali geofisici.
In futuro, modelli integrati potranno sfruttare questi dati per previsioni basate su fisica e osservazioni real time.
Il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Mauro Antonio Di Vito, sottolinea l’importanza di approfondire la conoscenza del sistema magmatico.
Un monitoraggio continuo e multidisciplinare può anticipare eventuali segnali critici e limitare i rischi per la popolazione.
Lo studio pubblicizzato su EOS.org conferma il rilievo scientifico dei risultati e incentiva ulteriori indagini sui Campi Flegrei.
Studio Originale: https://doi.org/10.1029/2024AV001611
Su Scintilena: https://www.scintilena.com/?s=Campi+flegrei