Storia esplorativa, leggende e morfologia della più bella grotta del Gargano

La Grotta del Pian della Macina, situata nell’area centro-occidentale del Promontorio garganico, è considerata una delle più belle grotte del Gargano.

Nonostante le sue dimensioni ridotte, questa cavità non ha nulla da invidiare alla regina delle grotte italiane, quella di Castellana.

Infatti, come sottolineato dallo speleologo Roberto Rota nel 1969, la Grotta del Pian della Macina racchiude in sé tutte le qualità e le bellezze della maggiore sorella.

La scoperta della grotta risale al 1905, come riportato da Luigi Vittorio Bertarelli, geografo e speleologo, nonché fondatore del Touring Club Italiano.

Nel corso degli anni, diverse campagne esplorative hanno permesso di studiare e valorizzare la cavità.

Tra i primi esploratori, si ricorda il Col. Della Vecchia e lo speleologo Franco Orofino, padre della ricerca speleologica pugliese, che espresse parere positivo per una eventuale sistemazione turistica.

Dal punto di vista geomorfologico, la grotta si colloca in una zona caratterizzata dalla presenza dei maggiori rilievi garganici e da una notevole concentrazione di morfologie carsiche.

La cavità prende il nome dal pianoro carsico denominato “Piano della Macina”, appellativo derivante dalla presenza di grossi blocchi calcarei simili ad enormi macine.

La grotta si presenta come una galleria in pendenza, il cui intero sviluppo è caratterizzato da stalagmiti di diverse dimensioni ed imponenti colonne.

Gran parte degli speleotemi presenti nei primi 20 metri, appaiono di un colore rossastro, a causa della presenza di minerali residuali nel suolo come ossidi di ferro e minerali argillosi.

Sulla parete spiccano i cosiddetti “coralloidi”, forme globulari, ramificate, saldate alla parete da un sottile gambo.

La prima camera si conclude con una suggestiva saletta dove il rosso bruno di imponenti stalagmiti contrasta con il bianco latte della selva di stalattiti puntellate sul soffitto.

Proseguendo verso nord-ovest, si attraversa un angusto passaggio e si giunge su un terrazzo naturale che si affaccia su un’imponente caverna.

Si discende lungo uno scivolo-pozzo di circa 18 metri, dove alla base, la cavità raggiunge il suo apice di bellezza.

Una sorta di altare pietrificato, ornato da meravigliose concrezioni a canne d’organo che si estendono fino alla volta, rapisce lo sguardo di ogni esploratore che giunge fino a quel punto.

Per gli esploratori più determinati, vi è la possibilità di accedere ad un’ultima camera, tramite una strettoia di alcuni metri, in cui il passaggio è reso difficoltoso dalla presenza di straordinarie vele striate.

Alla fine della strettoia, si accede ad una vera e propria stanza del tesoro, dove stalattiti eccentriche e infiorescenze purissime composte da cristalli di calcite, svelano talenti e doti sconosciute di una Natura incantevole e mai paga di meraviglie.

Come in ogni grotta che si rispetti, anche Pian della Macina è avvolta dal mistero e dalla leggenda.

Si cela in essa un fascino antico che ha catturato l’immaginazione delle generazioni passate e continua a intrigare le nuove.

Tra le tante storie, si narra di un contadino che, guidato da un misterioso sogno in cui un folletto di nome “Scazzamurredde” gli indicava una precisa località da scavare, si imbatté in una grotta nascosta.

Lì, secondo il sogno, avrebbe trovato uno stivale di brigante contenente un tesoro, se avesse avuto il coraggio di entrarvi da solo.

Tuttavia, quando il contadino tornò sul luogo con un parente, l’anfratto si trasformò misteriosamente, rivelando solo uno stivale pietrificato e nessuna traccia del tesoro tanto agognato.

La Grotta del Pian della Macina rappresenta quindi un vero e proprio gioiello nascosto del Gargano, un luogo ricco di storia, leggende e bellezze naturali, che merita di essere scoperto e valorizzato.

Fonte: https://www.facebook.com/share/JyqHfCZKfjLSJEY8/?mibextid=WC7FNe

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