Crediti fotografici: Esa Training "Caves"

Nel buio totale delle caverne, la percezione cambia: così gli ambienti sotterranei diventano palestra per lo spazio

Chi frequenta le grotte sa bene quanto l’ambiente ipogeo possa essere affascinante, ma anche impegnativo: buio assoluto, orientamento difficile, umidità, silenzio ovattato e la necessità di lavorare in squadra. Proprio queste caratteristiche hanno spinto l’Agenzia Spaziale Europea a scegliere le grotte naturali come terreno d’addestramento per i propri astronauti.

Stupisce un po’, ammettiamo, che il nostro mondo sotterraneo sia diventato una palestra per chi si prepara a esplorare lo spazio: anche se già sapevamo che una calzatura speleo, Grigua di Gaibana, è stato nel tempo il modello di scarpa indossato da astronauti come Samantha Cristoforetti: le stesse scarpe adatte a chi sta saldamente legato alla terra funziona bene anche per camminare sopra le nuvole!

Nel negozio Gaibana a Bosco Chiesanuova

E’ una connessione affascinante tra la Terra e il cosmo, tra l’ignoto sotto i nostri piedi e quello sopra le nostre teste.

(Fonte: Il Dolomiti, 2025 – articolo di Loredana Bessone originale disponibile su ildolomiti.it)

Nelle profondità della Terra, tra stalattiti, gallerie strette e l’oscurità più assoluta, si allenano… gli astronauti.

Può sembrare sorprendente, ma le grotte si sono rivelate uno degli ambienti più efficaci per preparare uomini e donne destinati a missioni nello spazio: è questo lo spirito del programma CAVES dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), acronimo di Cooperative Adventure for Valuing and Exercising human behaviour and performance Skills.

Crediti fotografici: Esa Training “Caves”

L’idea alla base del progetto è tanto semplice quanto geniale: riprodurre le condizioni estreme dello spazio utilizzando il mondo ipogeo. L’isolamento, la gestione del rischio, la comunicazione limitata, la necessità di collaborazione e leadership in ambienti ostili sono tutti elementi comuni a missioni spaziali e spedizioni speleologiche.

Durante il corso, che dura tre settimane, gli astronauti vivono e operano in un sistema carsico naturale, affrontando buio totale, difficoltà di orientamento e spazi angusti. Si muovono in piccoli team, utilizzando attrezzatura da speleologia avanzata e seguendo protocolli di sicurezza molto simili a quelli adottati durante le attività extraveicolari (EVA) nello spazio.

Le grotte diventano così un laboratorio naturale dove testare non solo capacità tecniche, ma soprattutto abilità psicologiche e relazionali: gestione dello stress, comunicazione efficace, cooperazione interculturale. Gli astronauti imparano a fidarsi l’uno dell’altro, a prendere decisioni rapide in ambienti dove ogni errore può avere conseguenze gravi, e a convivere in spazi ristretti, in condizioni fisiche e mentali complesse.

In questo contesto, la perdita dei riferimenti visivi, la distorsione della percezione sensoriale e l’assenza della luce naturale sono componenti fondamentali dell’addestramento. Il buio delle grotte cambia il modo di percepire il tempo e lo spazio, portando i partecipanti a sviluppare una consapevolezza più profonda del proprio corpo, delle emozioni e dei movimenti.

astronauti in grotta
Esploratori in grotta – Crediti fotografici: Esa Training “Caves”

Il programma CAVES è stato accolto con grande interesse anche dalle altre agenzie spaziali, e nel tempo ha visto la partecipazione di astronauti provenienti da NASA, Roscosmos, JAXA e CSA. Un’ulteriore dimostrazione di come la speleologia, oltre che disciplina scientifica e sportiva, possa contribuire alla preparazione dell’esplorazione spaziale.

Che si tratti di esplorare un sistema carsico a centinaia di metri sotto terra o di camminare su un altro pianeta, il senso di scoperta, adattamento e meraviglia è lo stesso.

Anche per gli speleologi, sapere che le grotte contribuiscono alla preparazione degli astronauti è motivo d’orgoglio, ed anche conferma che, per loro come per noi, il mondo ipogeo è uno dei laboratori naturali più estremi e affascinanti che esistano.

Anche lassù, tra le stelle, qualcuno oggi potrebbe aver iniziato il suo viaggio proprio come noi: calandosi nel buio per imparare a guardare oltre.

https://www.ildolomiti.it/altra-montagna/attualita/2025/quando-grotte-e-anfratti-ostili-aiutano-a-formare-gli-astronauti-il-buio-e-totale-e-cambia-profondamente-la-percezione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *